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'Io stesso sono un anarchico ma di un tipo diverso'

Mahatma Gandhi

martedì 28 ottobre 2008

Innovazione e conservazione


Il più grande ostacolo alla modernizzazione del nostro paese è dato, oggi, dalla pubblica amministrazione in senso lato (comprendendo in questo termine anche la scuola e la magistratura).

L'occasione per constatare, ancora una volta, una situazione ampiamente documentata, nel corso degli anni, si è verificata con gli scioperi della scuola e i lamenti di lesa maestà da parte del sindacato dei giudici.
E' bastato menzionare i tornelli, nel senso di auspicare maggiore produttività per tutti i dipendenti statali, per creare malumori e resistenze da parte delle varie corporazioni presenti anche all'interno del sistema statale.
Il ministro Brunetta non ha fatto che esplicitare l'esigenza di riformare radicalmente la macchina pubblica, da decenni oggetto di auspicio della maggioranza dei cittadini, per i quali non è una novità assistere allo sfascio consistente dell'apparato amministrativo, dall'istruzione alla giustizia.
Ora, ai tentativi di metter mano, anche con i tagli degli sprechi o della
cattiva gestione del denaro pubblico incontra invece resistenze forti, derivanti soltanto dalla volontà di mantenere intatta la situazione presente, che assicura benefici prebende privilegi e una sorta d'immunità, la quale consente di non essere ritenuti, mai o quasi mai, responsabili di errori e omissioni e di continuare a sfruttare vantaggi economici e no, che suonano come uno sberleffo o un insulto alla gente comune.
C'è un discrimine naturale, che si rende sempre più chiaro, man mano che le proteste si diversificano per settori, ma sostanzialmente rimangono tese alla conservazione dello status quo, ed è quello tra chi intende realizzare il cambiamento e chi non vuole mutare di una virgola la comoda posizione che occupa.

domenica 26 ottobre 2008

Un sardo emerito: Francesco Cossiga


Non solo Presidente emerito della Repubblica, ma emerito sardo, il senatore a vita Francesco Cossiga, in un'illuminante intervista concessa al gruppo QN, Il Giorno, La Nazione, Il Resto del Carlino, rispondendo alle domande di un illustre commentatore come Franco Cangini, ha tracciato un quadro del nostro paese e di quanto accade in questi giorni, senza reticenze o pregiudizi, senza titubanze o ipocrisie, ma semplicemente con chiarezza estrema ed acume brillante, da sardo colto, dotato di senso dello Stato, esperto della macchina politica, parlamentare e burocratica dell'Italia, esponendo valutazioni molto attente alla realtà sociale ed ai gravi rischi, che la nostra fragile comunità nazionale corre per il riaccendersi di polemiche ideologiche, le quali non aiutano certamente ad affrontare la grave crisi del momento, alla quale occorrebbe rispondere con spirito di concordia e volontà di riforme.


Cossiga è un sardo autentico, individualista, con lo spirito rivolto al futuro, ma ricco del patrimonio ideale della tradizione della propria terra.

Non è amante dei compromessi, è un anarchico celestiale, che crede nel cattolicesimo, nella religione della libertà e nella lealtà come regola di vita.


Ricordo ancora come celebrasse, qualche tempo addietro, la sua amicizia con Mesina e ne ricordasse il gesto d'amicizia nel porgergli il coltello dalla parte del manico, in segno di fiducia e stima, da uomo che aveva ampiamente saldato il proprio debito con la giustizia con grande dignità.


Chi l'avrebbe fatto tra i potenti, chi l'avrebbe sottolineato con parole dense di commozione di orgoglio?


Alcuni giorni fa, nel proclamare la sua solidarietà a Del Turco, non mancò di aggiungere che sarebbe andato a trovarlo in carcere, da amico, se l'avessero condannato quale responsabile dei fatti oggetto di accuse infamanti, peraltro ancora tutte da provare.


L'amicizia, la generosità, il senso di giustizia, la volontà di stare dalla parte del più debole, il rispetto della verità e della parola data, il coraggio morale.
Queste doti, che una volta caratterizzavano il sardo e che oggi, purtroppo, vanno diluendosi nella modernità ingannatrice della globalizzazione e del consumismo, sono la cifra più pregiata per Francesco Cossiga, il quale non cessa di farne uso e di distribuirla con aristocratica dovizia e senso dell'umorismo, con spiccata ironia ed orgoglio d'isolano antico.


Lunga vita al Presidente, che migliora ogni anno di più nelle sue qualità di uomo esemplare per i galantuomini ed i cittadini amanti del proprio paese e preoccupati del suo destino.

martedì 14 ottobre 2008

My funny Lambertucci




Rosanna Lambertucci imperversava in televisione, fin dalla nostra prima giovinezza.
Emula del divo Giulio, cui, si dice, fosse legata da filiale gratitudine, ha accompagnato i nostri passi dalla giovinezza alle soglie dell'età adulta.
Ha superato tutte le crisi istituzionali della nostra Repubblica e ieri ha nientemeno tenuto a battesimo nella sua sempiterna trasmissione, che crediamo si chiami tuttora "Più sani e più belli" il Prof Bernabei, gerontologo di chiara fama al Gemelli di Roma, e degno figlio di uno dei patron storici della Rai-Radiotelevisione Italiana, che generazioni e generazioni di telespettatori ricordano come il più vispo tra gli organizzatori di rete, Ettore Bernabei, a sua volta figlioccio, se non andiamo errati, dell'emerito democristiano e cavallo di razza politica purissima, quale fu il piccolo grande uomo Amintore Fanfani, personaggio singolarissimo, facondo, colto, ed influente, devoto cattolico di terra toscana.
Dall’inossidabile signora, lievemente somigliante alla celebre Barbie, ma pur sempre affascinante e carismatica, abbiamo appreso, nel corso dell'intervista con il giovane cinquataseienne gerontologo, fortunato marito, fra l'altro dell'altro mito del cinema degli anni sessanta, Sidney Rome, che tre sono le cose che fanno rimanere sulla breccia fino alla quarta età, per l'invidiabile traguardo dei cent' anni di vita.
Bere a colazione una spremuta d'arancia, mangiare, a pranzo, un trancio di pizza, fare attività fisica e sessuale per il resto della giornata...
Ma come si fa, direte voi, a conciliare pasti così frugali con la ginnastica da camera e no?
Misteri della gerontofilia.

venerdì 10 ottobre 2008

Addosso alla Carfagna !

"Non sottovalutiamo i recenti fenomeni di violenza. L'Italia è un Paese dalla forte tradizione cattolica. Perciò non vanno confusi gli atti isolati di pochi ignoranti con il sentimento della società italiana. Determinati fenomeni non debbano venire sottovalutati, né affrontati con superficialità."


Sono parole della Ministra Mara Carfagna, la quale da quando ha assunto iniziative piuttosto eclatanti, invocando in qualche occasione la cattolicità degli italiani, ha suscitato polemiche aspre e incandescenti, soprattutto per opera delle donne.



Ricordiamo tutti la squallida rappresentazione della Guzzanti, in piazza con i disobbedienti all'esordio del nuovo Governo, e le oscenità pronunciate anche contro la parlamentare della maggioranza.



Ora, le frasi surriportate hanno consentito di proporre ulteriori critiche, perché non sposano le tesi dell'opposizione e citano ancora una volta lo spirito cattolico della nostra popolazione e, quindi, la propensione all'ospitalità e alla tolleranza verso gli stranieri, che vengono invece negati dall'intellighenzia di sinistra.



E' strano come il fanatismo alligni negli ambienti laici e progressisti, degni eredi della rivoluzione giacobina, contro tutto ciò che non s'inquadra negli schemi mentali stereotipati della vecchia ideologia paramarxista, vera malattia infantile, che tuttora affligge gli eredi del sessantotto.



Se poi si scatenano odi razziali, per la dissennatezza di chi antepone al buon senso il fondamentalismo neo-illuminista, non soppesando adeguatamente le conseguenze, che le polemiche esasperate e dozzinali possono provocare, lo si è visto da poco con la povera Santanchè, la quale ha dovuto rifugiarsi tra le guardie del corpo, per non subire aggressioni, fomentate dai soliti spiriti rivoluzionari (da salotto).



A scoppiettanti performance antirazziste e di comodo, per dare addosso, comunque sia, alla compagine governativa si assiste ogni giorno.
L'ultima riguarda proprio la Carfagna, rea di aver pronunciato frasi equilibrate, per cercare di valutare obiettivamente la situazione legata alla violenza e all'immigrazione.



Siamo un paese razzista?
Io penso che, prima di emettere un giudizio, occorra guardare bene ai fatti e non farsi fuorviare dalla propaganda.



Allora, adelante con juicio.



Atteniamoci alla realtà e poi vediamo se, per caso, in Italia non vi sia un problema di sicurezza e di ordine pubblico, che non è legato né al colore della pelle, né a quello politico o di classe od area geografica.



L'immigrazione clandestina è o non è un problema?
La violenza nelle grandi città esiste o no?
Gli immigrati, bianchi o celesti, neri o gialli che siano, sono tutte anime innocenti o, siccome sono immigrati, per ciò stesso, devono essere giustificati in tutto ciò che fanno?



Finora, come lo struzzo, qualsiasi governo della seconda repubblica ha sostanzialmente fatto finta di nulla: non ha regolato il fenomeno, non ha impedito che degenerasse, ma ha consentito che dilagasse, inquinando lo stesso mercato del lavoro, con sfruttamenti ed abusi di ogni sorta, proprio a danno dei più deboli.



Io vorrei vederci chiaro, prima di emettere sentenze contro l'italiano, cattolico o no, definito razzista, magari, per pura strumentalizzazione ideologica contro la maggioranza al potere.



Quanto alla Carfagna, non mi pare abbia detto parole banali o superficiali. Per quanto bella, non è un'oca.


La chiesa cattolica, poi, mi pare l'istituzione che, fino ad oggi, si è schierata a favore degli immigrati, invocando maggiore comprensione ed apertura da parte dei soggetti pubblici e privati. Ma, in un momento in cui i problemi dell'occupazione diventano urgenti per il paese, non si può fare a meno di notare, come del resto sottolineava Marcello Foa, in un recente articolo post, sul suo blog, che la pressione dell'immigrazione, in aumento costante, provoca problemi assai gravi e delicati di compatibilità economico-sociale nella nostra comunità nazionale.



Un'ultima considerazione. Gli attacchi più velenosi contro la Ministra provengono da donne. Che una tale virulenza sia determinata anche dall'istinto di competizione femminile ?
Vuoi vedere che se si fosse trattato di una rappresentate del gentil sesso meno graziosa ed avvenente, si sarebbero lanciati meno aculei contro di lei?

giovedì 9 ottobre 2008

Etica bancaria


Vittorio Feltri definisce irresponsabile il nostro sistema bancario, che dopo lo scandalo della Parmalat ha continuato ad ingannare i risparmiatori voltando la faccia all'insegnamento che i bond avrebbero dovuto impartire per primi ai dirigenti delle banche.

Essi si sono ben guardati dal cambiare atteggiamento nei confronti dei clienti e dei consumatori. Hanno anzi insistito sulla linea all'indebitamento, riducendo in schiavitù i piccoli utenti ai quali si sono praticati mutui esorbitanti per la crescita progressiva degli interessi.

Ci chiediamo se esista un'etica bancaria e se i rapporti sempre più dominati dall'inganno nei confronti del comune cittadino siano comuni al nostro paese e al Giappone, dove pare esistere un clima diverso nelle relazioni tra istituzioni pubbliche e private ed un patto di lealtà con il singolo e la comunità.

Siamo degli ingenui o la differenza dei costumi influenza anche l'economia di quella nazione?


Ci auguriamo che sussista anche in questo campo una diversità sostanziale tra l'Italia e l'impero del sol levante, che consideriamo da sempre un contraltare ai difetti e alle storture del cosiddetto bel paese.

martedì 7 ottobre 2008

Vade retro Benigni!


Non bastava lo spettacolo oceanico della piazza fiorentina, durante le serate dedicate alla lettura della Divina Commedia di Dante, rendendoci inequivocabilmente allergici al grande poema (da noi coltivato amorevolmente, ai tempi del liceo, con l'accompagnamento, passo passo, del celebre e inappuntabile commentario del Buti, per rendercelo più chiaro ed apprezzabile sotto il profilo storico-letterario), purtroppo ridotto ad uno show popolare di dubbia qualità ed ancor più incerta comprensione per un pubblico impreparato ed incolto, sprovvisto di qualsivoglia spirito critico, che consenta di discriminare la nobile poesia dalla plebea selezione delle veline.
Non era difficile immaginare che i geni della TV di Stato avrebbero ritentato l'impresa, per allargare l'audience di scarso respiro delle proprie emittenti, con un'altra opera, alla quale andrebbero dedicate letture personali, scelte con ben più profonda riflessione e spessore intellettuale, di quanto non sia l'ascolto passivo e massificato, le messe in scena di dubbio gusto nel volgare cocktail di santa romana chiesa con l'esibizione di guitti o giullari, i quali nulla possono dare per valorizzare testi di sacrale regalità come la Bibbia.
C'è poco da sperare nel progresso intellettuale della nostra gente, facendo ricorso a mezzi di basso imbonimento imitando maldestramente usi di altre contrade, inadeguati ad arricchire o ridestare la spiritualità del singolo. Quanti clienti degli alberghi nostrani hanno preso in mano o leggiucchiato il Vangelo posato accanto al letto d'albergo alla maniera dei paesi anglosassoni?

Quanti neofiti o nuovi attenti lettori guadagnerà l'iniziativa televisiva di massa, pur con l'alto patrocinio del pontefice, per capire nelle sue varie sfaccettature, amare e seguire la parola del Signore da una lettura cooperativa ed improbabile di attori o personaggi noti, che, con tutto il rispetto per le esperienze acquisite in altri campi, sono interpreti fuori ruolo per la grandezza del testo e dell'insegnamento in esso racchiuso?

Per parte nostra, da laici ed agnostici, ancora una volta diciamo vade retro Benigni. Il suo intervento ha l'indesiderato, ma indubitato effetto di farci allontanare dalle Sacre Scritture.

giovedì 2 ottobre 2008

Fede e canzonette


Come meravigliarsi della crisi delle vocazioni religiose, se succedono episodi come quello di Livorno?

Il vescovo di quella città, durante la messa domenicale, ha citato Jovanotti ed alcune strofette di una sua canzone, assurta, non si sa come, a fonte di dottrina ecclesiale.

Qualcuno dirà che l'episodio va visto nel suo contesto e che il canzonettista è stato menzionato, quale termine di confronto, per indicare la via più elevata della ricerca della verità e del rafforzamento della fede, ma a noi portare l'esempio di un cantautore, ci è parso come far entrare il cane in chiesa.
Anzi, il fedele amico dell'uomo, a dispetto delle restrizioni in materia, avrebbe più diritto di entrare in parrocchia dei vaniloqui musicali, inequivocabile segno di debolezza e confusione teologica.

Il sacerdote, a corto di argomenti, ha voluto dimostrare ai fedeli quant'è moderno ed attento alle ansie e ai desideri del mondo giovanile, così ben espressi nelle cantilene di Lorenzo Cherubini, (sarà stato il cognome ad ispirate il prelato?), non rendendo così un servigio alla sua religione, bensì all'audience e alle tasche del cantante, che non ha bisogno né di pubblicità, né di sussidiarietà.

Andate a a chiedere ai musulmani se episodi del genere si sono mai verificati all'interno delle loro moschee.

mercoledì 1 ottobre 2008

Bulimia di parole





Filippo Facci, lamenta l'abuso di parole: contribuiscono in maniera irrilevante alla formazione dell'opinione pubblica.


Ci pare di poter aggiungere che se l' inflazione del linguaggio genera soltanto inconsistenza verbosa, la gente comune è anche scarsamente informata per mancanza di autentici approfondimenti.


Sopraffatti dalla bulimia di lingue ed immagini che hanno il sopravvento sui fatti e sui contenuti.


Ormai non importa a nessuno chi ha detto e chi si è contraddetto.Conta il momento in cui dici e fai. Dopo, non si ricorda più nulla e comunque non serve granché.


La coerenza è la virtù degl'imbecilli...si ripropone come viatico per chi avrebbe il dovere dell'obiettività: uomini pubblici, opinion maker, sociologi, filosofi, intellettuali in genere.


L'incoerenza è la regola, l'istante domina su tutto.


Facci si
chiede pure se la situazione sia un'eredità di vecchi regimi politici, un connotato della civiltà contemporanea ovvero un vizio costituzionale dell'Italia.

Abbiamo paura che questo male sia il contrassegno della cosiddetta civiltà moderna e contemporanea.

Ma, in Italia, più che in altri paesi, la confusione regna sovrana ed è più difficile, persino, individuare a chi faccia capo lo spin, cioè la disinformazione programmata da parte dei gruppi di potere per influenzare a proprio vantaggio i cittadini, com'è avvenuto negli Usa con il flagello dei mutui bancari subprime.
C'è, inutile negarlo, una caratteristica peculiare legata alla ricerca del vero.E' quella che espresse icasticamente l'arcitaliano Curzio Malaparte, quando scrisse che, in questa nazione, la verità ( sì, proprio quella) è come l'onore delle puttane.