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'Io stesso sono un anarchico ma di un tipo diverso'

Mahatma Gandhi

domenica 27 febbraio 2011

Vergogna!

La corte di Cassazione aveva stabilito che la prescrizione del diritto a ottenere la restituzione delle somme illegittimamente addebitate dalle banche iniziava dalla data di chiusura del rapporto, ossia 10 anni dalla data di chiusura del conto corrente. Ora invece la prescrizione, sempre di dieci anni, decorre dalla data di annotazione dell’addebito in conto corrente. Il maxiemendamento mantiene infatti il principio che "la prescrizione relativa ai diritti nascenti dall'annotazione in conto inizia a decorrere dal giorno dell'annotazione stessa". Un bel regalo alle banche che non dovranno così restituire il mal tolto a centinaia di utenti che hanno le cause in corso. Il decreto Milleproroghe ora è legge. Oggi, sabato 26 febbraio, il provvedimento è stato approvato dal Senato, con 159 voti a favore, 126 contrari e due astensioni.


LiberoRepoter.it

sabato 26 febbraio 2011

Le delusioni della pseudo-democrazia


Onofrio Pirrotta, indimenticabile, acuto giornalista ed inviato della Rai, in suo lucido scritto recente, si richiama ad Honorè de Balzac e alle sue ‘Le illusioni perdute’, per descrivere le amarazze e il disincanto di chi, in tanti anni di cosiddetta ‘democrazia post-fascista’, ha creduto nella possibilità in un effettivo cambiamento del sistema politico e della società italiana.
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Tutti i tentativi di riforma e le speranze sembrano ormai finiti nel nulla e noi ci ritroviamo punto e a capo, senza più un sogno da realizzare, immersi nella più banale e rovinosa realtà,  dominati da un’informazione distorta e servile, disperati per l’avvenire delle nuove generazioni.
Le considerazioni di Onofrio sono del tutto condivisibili (comprese quelle riguardanti i tentativi a metà di Mariotto Segni e dei radicali per arrivare ad un sistema elettorale di tipo anglosassone), e riconducono tutto alla causa principale dell’attuale disastro: la partitocrazia.

Fino a quando questa non verrà abbattuta, saremo tutti schiavi, sottoposti alla manipolazione di media e giornali, che non servono la verità, ma il potere.
Balzac aveva ragione, ma il suo era un tempo in cui, perlomeno, la borghesia colta aspirava ad imitare l’aristocrazia autentica, per introdurre quel modello politico, che seduceva un po’ tutti: la realizzazione di una democrazia selettiva, nel segno della qualità, per il miglior governo della cosa pubblica.
Oggi siamo giunti al livello più basso di un sistema anti-democratico ed illiberale e alla forma più compiuta del ‘Leviatano’, che sperpera il nostro denaro e ci tiene in catene con un fisco sempre più avido ed opprimente, una burocrazia ottusa e prevaricatrice, ed una casta,variamente articolata e tentacolare, che punta soltanto a mantenere i propri privilegi.

sabato 19 febbraio 2011

Gli scemi del villaggio



luca-e-paolo_le-iene.jpgLe due ex iene imperversano a Sanremo e subito la critica si affretta a garantire che si tratta di una novità assoluta, una rivelazione sul piano della comicità e della satira intelligente.
A chi facciano ridere con la canzonaccia ''Io ti sputtanerò'', o con le altreperformance, che tirano in ballo destra e sinistra, nord sud, est ed ovest, non è dato meglio sapere.
Le facce da allocchi (vere o modulate poco importa) dei due protagonisti, scelti dal vivaio miserabile di Mediaset, da un programma, che si distingue per le provocazioni triviali e la mancanza assoluta di senso comune e senso dell'umorismo, per volgarità ed istinto barbarico ricordano, senza far ridere, quelle di comici d'antan, della serie ''Vieni avanti cretino!'' impersonati da ben altri cospicui ed indimenticabili personaggi, come i beneamati Valter Chiari e Carlo Campanini.
Qui le immagini si attagliano perfettamente a testi semi-demenziali e furbeschi, concepiti per mescolare, in una improbabile alleanza tra la tv di stato e quella privata, a tutto vantaggio dell'establisment filo-governativo, nonostante l'apparenza bipartisan.
Quando mai avranno avuto il tempo di leggere qualche pagina di Gramsci, tirato fuori dal cilindro, per far credere che l'obiettività del festival è salvaguardata e, nel contempo, dare l'impressione che anche i guitti fanno cultura?
Roberto Benigni, se non altro, non si picca di fare l'intellettuale e di presentarsi per quello che non è, ma, con onestà d'intenti, riscopre, con convinzione, la nostra tradizione e la interpreta nella maniera più accessibile e popolare, ammirando, con semplicità e senza iattanza, i grandi poeti e la storia patria.
Il duetto dell'italietta televisiva dominante, invece vuole apparire, addirittura, istruito ed intelligente, prendendo per i fondelli l'opinione pubblica, la quale, pensano,  intanto,  non è smaliziata, si beve tutto e può essere coglionata a nostro piacimento e per rendere il dovuto servigio al padrone di turno.
Non pensano costoro che, a furia di trash e di trovate da circo, idiozie propinate a man bassa dai vari programmi televisivi commerciali, anche i più sprovveduti ormai non siano più tanto imbecilli da non  capire, nell'era della manipolazione, chi è paraculo e chi no?


giovedì 17 febbraio 2011

Viva l'organigramma

C'era da aspettarselo.

Dopo la crisi mistica di Luca Barbareschi in pellegrinaggio ad Arcore dal premier in preda ad un violento senso di colpa, per aver dubitato di Mediaset, altri onorevoli deretani  hanno preso a tremare per paura di non avere né libertà di clientela né futuro di rielezione.

Si capisce bene che un conto è la massa di gente comune, un conto sono gli elettori, un conto è il potere.

Ora, la partitocrazia -  non è una novità - significa da almeno un cinquantennio che la torta si spartisce tra maggioranza e opposizione in qualsiasi consesso, dal parlamento europeo all'ultima giunta del villaggio da amministrare: questo verbo vuol dire soprattutto maneggio di denaro pubblico e partecipazione ad iniziative, che rendono sempre qualcosa in termini di voti di scambio.

Ma per chi, sfortunato, ingenuo o sprovveduto, non fa parte di un organigramma, c'è il richio di piombare nell'anonimato dei peones, dei minus habens, di coloro che non contano nulla e che soprattutto non hanno possibilità di sopravvivenza.

Se cade la casta, c'è solo il diluvio universale. 

martedì 15 febbraio 2011

Wilde e l'educazione

'Avere avuto una buona educazione, oggi, è un grande svantaggio. Ti esclude da tante cose.'' (O. Wilde)

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Non è più tempo di esteti o dandy o gentiluomini o semplici persone beneducate.

Un invadente influsso negativo legato alla massificazione, alla liberazione da norme costrittive da qualsiasi impegno personale, all'inurbamento, all'arricchimento truffaldino legato alla politica, al mito del livellamento democratico inteso precipuamente come assenza di fair-play, inducono la generalità dell'opinione pubblica, anche quella più avvertita ed istruita, ad acconsentire che tutto sia dovuto a tutti, per il semplice fatto di essere membri di una società evoluta.

Non essendo riconosciute differenze o individualità in grado di interloquire sulle scelte da compiere e le decisioni da assumere in qualsiasi campo dell'umano sentire, si va verso un soggetto collettivo, la nevrosi ed il nulla.

Alcuni giovinetti si lamentavano, in uno dei tanti spettacolini che la televisione ci ammannisce per il nostro piacere di minus habens, del fatto che non erano potuti entrare in una discoteca di Rimini, solo perché non avevano un abbigliamento consono all'etichetta del locale, secondo i criteri predefiniti dalsuo gestore.

L'obbligo di dover indossare una camicia al posto della maglietta, o un paio di pantaloni anziché i blue- jeans, veniva reputato un insulto ed un affronto al principio di eguaglianza, mentre conclamavano che il loro inalienabile diritto discendeva direttamente dal poter acquistare il biglietto d'ingresso come tutti gli altri, ben vestiti oppure no.

Ecco il punto.

Il denaro ormai nell'immaginario collettivo, anche giovanile, pare sia divenuto il solo principio selettivo: hai i soldi e puoi vantare pretese e facoltà; non li hai ed è giusto inibirti iniziative ede attività, parebbe essere il significato di quest'imperativo moderno e progressista.

Nessuno ha insegnato a questi ragazzi che la correttezza e la legalità, il rispetto delle regole date e condivise per generazioni è cosa diversa dall'esser ricchi o poveri, abbienti o indigenti, e che valori non monetizzabili sono il buon gusto e l'educazione e la libertà di autodeterminarsi.

Chi dice loro a scuola, in famiglia, per la strada, sui giornali ed i media in genere, che ogni uomo va considerato in quanto tale e non come appartenente al branco, mentre la società non è una gelatina, ma la somma di soggetti dotati di una propria personalità, con cui vale la pena di confrontarsi giorno e per giorno, per progredire sulla via della civile convivenza, della responsabilità individuale e della consapevolezza di sé ?

Come aveva genialmente intuito il grande Wilde, che ce ne facciamo della buona educazione se quel che prevale oggi è la collettivizzazione e l'omologazione, in un mondo sempre più privo d'identità e sottoposto al rischio della barbarie?

Quale giustizia?


Mi reco a quaranta chilometri di distanza per richiedere dei documenti albrunetta blog Tribunale competente per territorio.

Una giovane signora mi accoglie nell'ufficio ove mi si consentirebbe di prendere visione o estrarre copia degli atti.

Il condizionale è d'obbligo, visto che ci troviamo poi in una specie di terra di nessuno, dove la legge è fatta di volta in volta dai preposti ai vari servizi.

E difatti...

Una volta accertato il numero del fascicolo, compilo la domanda per ottenerne un duplicato, specificando, nel caso non sia possibile esaminarlo subito, la mia rinuncia a 'compulsarlo' preventivamente, considerato che provengo da un'altra città.

L'impiegata mi guarda con sorpresa ed annuncia di non avere tempo di andare in archivio, ubicato due piani sotto e raggiungibile con l'ascensore, per prelevare l'incartamento.

Replico di non avere fretta e di avere necessità della sola duplicazione, col pagamento dei contributi previsti, senz'alcuna cernita preliminare.

Mi accontenterei di un fax o dell'invio per posta elettronica od ordinaria, con addebito di spese a mio carico, ma ciò, stranamente, non è possibile. La prego solo di farmi sapere, quando posso ripassare per il ritiro di quanto richiesto, con la massima cortesia.

A quel punto l' interlocutrice mi comunica che è necessario telefonare, tra una settimana, per sapere se sussista la possibilità di prelevare dall' archivio il materiale da fotocopiare.

Non sono talmente ingenuo da pensare che, essendo io particolarmente affascinante, ella voglia a tutti costi rivedermi per essere corteggiata e combinare qualcosa d' intrigante, sul piano sentimentale ed erotico, nella stanza semibuia, posta al primo piano dell'edificio, dove magari sono propizi quegli amori ancillari che mi piacciono tanto.

Credo, molto più realisticamente, che la gentildonna voglia fare il proprio comodo e seguire la propria inclinazione a lavorare, più o meno bene, a seconda del proprio umore mattutino.

Però, m' interrogo: il ministro Brunetta, che ha la fissa dei cartellini e dei tornelli, o il suo collega Alfano o forse il maceratore Calderoli hanno mai pensato d'incaricare qualche loro funzionario per verificare come sono organizzati gli uffici amministrativi dei Tribunali nelle varie regioni d'Italia? Si sono mai presi la briga di far chiedere un qualsivoglia documento d'interesse del cittadino comune, tramite i propri collaboratori, per conoscere qual è la produttività media di cancellieri e collaboratori di giustizia?

Questi esemplari dell'apparato statale vivono generalmente in una sorta di limbo inaccessibile ai comuni mortali, dove regna una perfetta atarassia; gli addetti ai vari compiti sono maestri nel fare ciò che loro meglio aggrada, stropicciandosene delle esigenze del pubblico.

Lo sanno, i molto onorevoli riformatori della nostra Amministrazione, che l'indifferenza la fa da padrona e che né giudici, né dirigenti intervengono mai, o quasi mai, per stabilire se le regole sono rispettate dai dipendenti, i quali continuano a dormire, nonostante gli strepiti della gente, sonni tranquilli?

Nella tanto decantata riforma della giustizia, non c'è un piccolo spazio destinato all'abbattimento delle barriere burocratiche, perché gli utenti possano conseguire ciò che gli spetta pagando (salatissime) tasse all'erario come avviene nei paesi civili?

Facce di bronzo



A vedere certi esempi di umanità, c'è da rimanere esterrefatti.

In una cittadina di provincia, come in tante altre consimili, si bada al sodo in politica.

La giunta comunale è allo sbando per lotte intestine tra sindaco e assessori, uno dei quali ha ottenuto lo scranno parlamentare, ma vuole continuare ad occupare la poltrona di presidente di non so quale benemerito ente - carrozzone, che dovrebbe occuparsi di sviluppo industriale nel territorio e che offre prebende prelibate per chi faccia parte del consiglio di amministrazione.

Da chi ha l'appoggio? Da un altro parlamentare dello stesso partito, il quale presiede contemporaneamente la provincia della stessa zona.

Le facce di bronzo si stanno moltiplicando e la gente sta a guardare senza più meravigliarsi di nulla.

La ripulsa della politica


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Gli ultimi sondaggi danno una percentuale di astensioni pari al circa il 25% . Ad essa vanno aggiunte le fasce di indecisi e di insoddisfatti, che fanno salire a circa il 40% il numero degli elettori contrari all'attuale situazione della politica, la quale si manifesta sempre di più come il dominio della partitocrazia e della casta di potere, composta dalla nomenklatura dei partiti e dalle varie sue propaggini, nei giornali, nelle televisioni, nell'industria, nelle banche, nei vari comitati d'affari, in tutti gli enti locali e nella miriade di società a conduzione pubblica o semi-pubblica e nelle persistenti corporazioni.

Altro che poteri forti.

Pare che l'Italia ormai sia attanagliata in una morsa, nella qualeélites a rovescio, minoranze che governano e lucrano alle spalle dei cittadini, costringono i ceti medi e deboli ad alimentare, con la crescente tassazione, un enorme

pachiderma, sempre più pesante, soffocante, impacciato, vorace e prepotente.

Guardiamo a quello che sta succedendo nella cosiddetta sociale civile.

A sostegno della maggioranza, una manifestazione di dubbie qualità intellettuali ed estetiche, che inneggia alle mutande per giustificare il premier.

Le donne in piazza in numerose città, anche all'estero, a protestare contro la legittimazione delle escort e il ruolo di protagoniste assunto, in molti casi, nella vita pubblica, senza un minimo di requisiti di credibilità.

La convention del nuovo movimento 'futurista', probabilmente destinato ad essere assassininato nella culla, per ambizioni individuali e personalistiche, in aperto contrasto con il tentativo di affidarne l'organizzazione a persone estranee ad incarichi parlamentari e prive di sinecure nei vari enti locali.

Il governo alla disperata ricerca di appoggi, nei meandri di Montecitorio, per puntellare un'attività semi-paralizzata, incerta indecisa, equivoca, ambivalente.

L'opposizione sparsa in varie correnti di pensiero, incapace di proporre un programma alternativo, dimostrare unità d'intenti, per realizzare le tanto declamate riforme istituzionali e dare respiro all'economia, al disagio dei gio

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vani, alla sofferenza di classi proletarizzate ed indigenti, divisa in lotte intestine tra leader ed aspiranti leader.

Questo è lo scenario penoso sotto gli occhi di tutti, con l'opinione pubblica afflitta da un sistema mediatico sempre più asservito al potere reale, in vista di piò o meno prossime elezioni generali.

Il vero obiettivo per i partiti è mendicare, barattare, comprare consensi dal cosiddetto popolo sovrano,il quale s'incarna pateticamente nella raffigurazione, data nel secolo scorso, ma ancora valida oggi da Podrecca e Galantara con la loro cxelebre rivista L'Asino, destinato inesorabilmente alle bastonature dei padroni del vapore.

Dove andremo di questo passo?

Nessuno può dirlo, ma è certo che i segnali negativi, provenienti dall'anti-politica, significano disgusto ed insofferenza verso ceti dirigenti preoccupati solo di conservare i propri privilegi, beffandosene del bene comune.

mercoledì 2 febbraio 2011

La sortita di Barbareschi


Caro Barbareschi, questa sua sortita ad Arcore, in visita al capo del governo, in un momento in cui la confusione nel pdl è massima, non mi piace punto.

Mi pare una replica poco commendevole della gaffe compiuta da Matteo Renzi, sindaco di Firenze, che, con la scusa di rottamare il pd, intanto andava ad incollare i cocci tra maggioranza ed opposizione, nell'interesse presunto, molto presunto, di servire la sua città e di conseguenza la nazione italiana.

Lei ha porto omaggio al premier, dopo la brutta figura di Bondi al Ministero dei beni culturali, e questo puzza un po' troppo di bruciato per un parlamentare, che si era distinto per ferme convinzioni ed intransigenza ed uscite pubbliche molto (e giustamente) polemiche nei confronti di chi si era pentito, all'ultimora, di essere stato presente alla manifestazione di Bastia Umbra, tornando all'ovile del predellino, magari per paura di perdere i vantaggi accordati in sede legislativa all'università fantasma della Cepu...

Io non ho motivi personali, perché non ho tessere di partito, ma dopo i risultati del tentato (e giustificato) golpe contro la berlusconiana 'azienda partito' , apprezzando il programma del 'manifesto per l'Italia', è obiettivamente difficile pensare che con lo scarso 6 % del favore dei sondaggi, si possa andare molto lontano, senza pensare ad alleanze che puntino ad un rassemblement liberal-popolare, nello spirito del ppe europeo, equivalente al neo- conservatorismo britannico, francese e tedesco, alle cui idee fli, se non sbaglio, s'ispira.

Allora, mi permetta di chiederle se non le pare esagerato manifestare inquietudini sul futuro del programma contenuto nel 'manifesto' ,solo per il fatto che i princìpi ivi enunciati sono compatibili con quelli del 'Nuovo Polo' e consentirebbero, in più, di condizionare in senso moderato il governo che uscirà dalle prossime elezioni, in alternativa ad un centro-destra berlusconiano decotto da alleanze innaturali con la lega, cricche vergognose tra affaristi e politicanti, compromessi ideologici da prima repubblica (con l'accordo nauseabondo dei vecchi partiti d'impronta craxiana, missina e democristiana), che continuano a massacrare i ceti medi-produttivi e le classi più deboli, nulla avendo da spartire con la politica moderata e popolare affermatasi in Europa, dopo il tramonto delle ideologie legato al crollo del muro di Berlino.