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'Io stesso sono un anarchico ma di un tipo diverso'

Mahatma Gandhi

lunedì 29 agosto 2011

L'oroscopo


Ho un rapporto semi - conflittuale con i segni zodiacali e con l'oroscopo.
Fondamentalmente sono incredulo, ma a volte subisco qualche suggestione particolare, che m'induce a ricredermi.
Per esempio i miei occasionali incontri con persone appartenenti alla categoria dello Scorpione hanno avuto esisti disastrosi sotto ogni profilo ed in maniera inequivocabile.
Sono bastati pochi giorni, se non attimi, a rendermi consapevole della totale incompatibilità di carattere con gli esemplari di quella specie , specialmente se di sesso femminile.
E'quindi del tutto inutile ormai che io mi attardi con costoro per verificare se con l'accicendarsi delle costellazioni qualcosa sia cambiato nelle possibili relazioni.
Non voglio apparire un narcisista definendo ottimi, fin dalla più tenera età, i rendez-vous con gli amici e le amiche del Toro, a mio avviso tra i più fausti del disegno celeste.

Poiché siamo da pochi giorni nella sfera della Vergine, non posso sottrarmi ad accennare anche alla sua particolare posizione, nell'ambito dei miei interessi sentimentali. Non sono probabilmente del tutto obbiettivo nella valutazione, ma considero assai positivamente gli appartenenti a questo club zodiacale: ne fanno parte familiari e partner che hanno spesso arricchito il mio patrimonio di conoscenze. Essi sono creativi, pieni d'idee ed iniziative, sensibili sul piano degli affetti ed assai vivaci sul piano sentimentale.
Sono lieto ogni volta che ho la fortuna d'imbattermi in qualcuno di loro, avendo la consapevolezza, finora mai smentita, che si tratterà di una liaison amichevole, basata sulla fiducia e l'entusiamo, la stima e l'affetto sincero.


venerdì 26 agosto 2011

L'estate è un carnevale



carnevaleDal Manzanarre al Reno, si potrebbe dire, non  è che un susseguirsi di feste e festicciole, con repliche delle sfilate di maschere del Carnevale.
Non v'è borgo sperduto dell'Italia turistica che rinunci alle sue esibizioni di maschere, magari importate da altri centri. Non mancano le notti bianche con negozianti impegnati a vendere di tutto, né cantanti o gruppi musicali destinati a strimpellare canzoni e canzonette inneggianti all'amore e all'allegria, volenti o no,  i malcapitati che si trovano a trascorrere le vacanze in simili osti o i poveri abitanti stupefatti da tanto buonumore forzato in piena crisi globale.
I Comuni esultano spendendo denaro pubblico ed acquisendo il favore dei più sprovveduti fra i cittadini, che hanno bisogno di divertirsi, dimenticando gli affanni quotidiani per un reddito che si assottiglia sempre di più, a causa di un debito in crescita e dell'inflazione, quella sì, in ripresa.

Nessuno si chiede quale giovamento possano trarre le città da tutte queste iniziative da Circo Barnum, volte semmai ad aggravare la situazione economica e non a fornire, magari, servizi importanti per la collettività.
Siamo il paese delle scemenze.
Quando, tanti anni fa, l'Assessore Progressista Nicoliniconiò il termine effimero, per sottolineare la qualità degli interventi a favore della cultura, tutti si chiesero se fosse uno scherzo e se il prefato disinvolto politico romano c'era o ci faceva...
Poi, l'assuefazione allo sperpero, all'assistenza pubblica ad attori, guitti, sperimentatori e quante mai categorie dello spettacolo possano esistere, ebbe la meglio e nessuno si meravigliò più delle follie delle varie amministrazioni locali e regionali, che fecero a gara per buttare al vento i soldi dei contribuenti, in cambio del nulla assoluto.
La scuola di Nicolini era improntata al classico panem et circenses, ovvero alla politica delle brioches della povera regina Maria Antonietta (che, perlomeno, finì sotto la gligliottina),  e si diffuse in tutta la nazione a macchia d'olio, divenendo un imperativo categorico per tutti gli amministratori degni di questo nome.
Il guaio più grave  è che costoro, pur facendo parte della casta tanto vituperata, continueranno a prendere in giro il popolino e non finiranno mai con le teste mozze.

giovedì 25 agosto 2011

Riscoprire Bukowski


Ho ri- scoperto il maledetto Bukowski, la sua ironia, la sua umanità e la sua intelligenza corrosiva.
Un anti-moderno per eccellenza, un grande testimone  del nostro tempo.
Nei riguardi delle donne , mi pare che non ci siano tanti scrittori contemporanei che ne sappiano elogiare la bellezza in tutti i sensi (anche se, a volte, causticamente).
Azzardo pure che Bukowski sia in fondo uno spirito religioso: parla di dio come di un suo compagno di viaggio, pronto a nominarlo nei momenti più impensati e con un sottinteso rispetto. A volte lo implora silenziosamente, sperando che esista e continui a stargli a fianco.
Quel che mi colpisce è la sua inesauribile vena sarcastica, il saper vedere le cose oltre le apparenze ed i luoghi comuni: non c'è nulla che possa fermarlo nelle sue scorribande contro la banalità degli uomini (considerati, non senza pietà, la fogna dell'universo), le abitudini insulse della loro vita quotidiana, il conformismo, il dolore, l'assenza di luce nel loro cammino tra le assurdità dell'esistenza e il gioco perverso del caso.
Quest'umanità imprigionata nelle regole imposte dalla società per garantire una sicurezza, che si ritrova più comodamente in una cella di penitenziario, merita uno sguardo penoso, improperi e disprezzo, ma anche una punta di commozione per i deboli e i diseredati, per i travetdi lavori necessitati dall'istinto di sopravvivenza.
Senza dubbio, un nichilista  anarchico, che non ha perso però la capacità di credere nel riscatto, al di là dell'alcool e della degradazione delle megalopoli, della modernità fine a se stessa e del culto del denaro.
Mi ricorda Henry Miller, ma gli aspetti della sua personalità sono molteplici e non si può rassomigliare che a se stesso: un ribelle senza paura, sempre pronto a far esplodere la sua rabbia contro la caduta da un eden forse mai esistito.alce-nero1.jpg
Bukowski è un guerriero indiano, che corre incontro alla morte, galoppando nella sconfinata prateria della miseria umana, invocando il sole della rivincita.

sabato 13 agosto 2011

La galassia della crisi


ferilli19La crisi diventa un momento di riflessione sulle sorti nostre e del mondo: più diventa aggressiva e più l’universo delle nostre conoscenze, delle esperienze di vita, di familiari ed amici, di tante persone frequentate, dei luoghi cui eravamo affezionati diventa lontano e quasi scompare.
Diventiamo un punto infinitesimale della galassia, un pulviscolo senza passato né avvenire.
Neanche un ammirevole seno di donna riesce a fare il miracolo di riportarci sulla terra.