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'Io stesso sono un anarchico ma di un tipo diverso'

Mahatma Gandhi

sabato 28 febbraio 2009

Chicco Testa nuclearista!

Sembra un insulto. Forse lo è.
Almeno se a pronunciare la frase è qualche vecchio nostalgico di Lega Ambiente,

la prima dura e pura associazione ecological- ambientalista del nostro paese.
Quella passata alla storia come la più implacabile, formidabile ed inespugnabile roccaforte dei cieli e mari puliti, prati verdi, cavalli galoppanti su ampie distese di arenili..., nata per fare la felicità di vecchi e bambini, quasi come i biscotti fatti in casa, o tutt'al più presso i Mulini bianchi della principessa Marina Doria.

Ho sentito Chicco a Raitre Scienza e sono rimasto sbalordito.Una metamorfosi
simile chi l'avrebbe mai immaginata?
Io ricordavo il radicale doc, non chic, fondatore della suddetta Lega e ce ne era voluto del bello e del buono per assimilare la sua figura sbarazzina, da impertinente pierino, a manager del parastato, una volta che fu incoronato capo dell'Enel.

Intanto era irriconoscibile la sua voce: si era fatta maschia e perentoria, da basso, alla Nicola Rossi Lemeni, irridente ed insofferente nei confonti degli ambientalisti suoi ex compagni, trattati da poveri stupidi, incompetenti, ignoranti e ridicoli.
Poi, il suo dire era un infinito snocciolare di concetti scientifici, tecnologici e frasi apodittiche, sentenze senz'appello verso i trogloditi anti nucleari, gli analfabeti della tecnica moderna.

Alla fine dell'intervista, faticai non poco a comprendere il mutamento di specie, a rendermi consapevole di questa alchemica trasformazione del metallo vile, di venti o trentanni fa, nell'oro splendido e lucente di oggi.

Tutto al servizio del patto Berlusconi- Sarkò.


Confesso che, pur attribuendo al termine nuclearista lo stesso valore offensivo di fascista, pari cioè a zero di zero, questo non contribuisce a rendermi simpatica oggi la figura del boiardo elettrico, creato in vitro dalla partitocrazia imperante nella prima e, purtroppo, nella seconda repubblica.

Avvezzo a considerare certi carrozzoni frutto di accordi semi-mafiosi e le congreghe che li dominano come escrescenze purulente del sistema feudale tuttora dominante sulla democrazia autentica, la conversione quasi religiosa dall'oscuro fondamentalismo ecologista alla celebrazione devota del nucleare mi fa venire l'orticaria.

Io ricordo vagamente di aver votato sì al nucleare, quando questo era stramaledetto da tutti o quasi.

Ora mi sento in imbarazzo con i neofiti di rango, che ricordano vagamente i cari vecchi marrani, genuflessi più al Potere che alla Religione o alla Scienza.


domenica 22 febbraio 2009

Il governo e il testamento biologico



Angelo Panebianco ha interpretato molto bene l'opinione di chi predilige, in materia di testamento biologico, in un articolo apparso di recente sul "Corsera",la libertà di coscienza e respinge l'invasività dello stato nella vita privata dei cittadini, fino al punto di regolamentare anche gli ultimi esiti dell'esistenza con l'intervento della burocrazia.


Una forma d'intrusione che ci fa sentire schiavi senza speranza di un Moloch sado-masochista.




Il problema non si risolve con le stereotipate impostazioni ideologiche, che distinguono ossessivamente e grottescamente la destra e la sinistra.




Ricordo un appunto di Filippo Facci sul Giornale, in cui si dava conto della condizione estrema, di disperata desolazione, in cui versava la vita vegetale di Eluana, le ferite irreparabili sul suo viso, tormentato dall'accanimento delle macchine, per idratarla e nutrirla. Una feroce descrizione degl'insulti che, in diciassette anni d'immobile degenza, il suo corpo e la sua anima avevano subito ad opera dei terapeuti e dei custodi dello spirito, degl'interpreti ortodossi della religione cristiana.




Il silenzio si addice al dolore, e la pietà è l'unico sentimento che dovrebbe pervadere vicende di questo genere, dove la politica non dovrebbe mai entrare, se non per dettare regole di larga condivisione, nel rispetto della libertà e della dignità della persona.




Ora, quel che meraviglia è che questi principi, ad onta delle dichiarazioni ufficiali, stiano per essere stravolti, nell'attuale discussione del disegno di legge sul testamento biologico, che stride orrendamente con l'art. 32 della Costituzione e con i più elementari principi liberali.




Ritengo che il dissenso espresso dall'onorevole Benedetto Della Vedova, all'interno della maggioranza, sia il sintomo di un disagio molto diffuso nel paese e che l'attuale governo debba tenerne conto, per evitare frammentazioni nel suo seno e tra l'elettorato, lasciando da parte calcoli politici non propriamente encomiabili.




Si limiti a candidare Clemente Mastella al parlamento europeo, ma lasci fuori della porta temi troppo importanti come la sacralità della vita, che non appartengono, in via esclusiva, ad alcuno schieramento.




Tenga piuttosto a mente che un pontefice illustre, come Paolo VI, aveva già definito i limiti d'intervento del medico e della medicina, indicando la soglia invalicabile in "una vita in condizioni di essere umanamente e compiutamente vissuta".







mercoledì 18 febbraio 2009

Contro il fondamentalismo politico, una poesia di Thomas Merton


Come aveva già enunciato Mircea Eliade nel suo fondamentale saggio "Il sacro e il profano", la società moderna, avendo espunto il sacro delle società arcaiche, ha dovuto sostituirlo con le ideologie, che non hanno alcun pregio, ma servono bene allo scopo d'incrementare le nascite di asini a cui applicare i paraocchi e moltiplicare i soggetti blindati in chiusure mentali ermetiche, nella vana credenza di raggiungere, con la politica cosidetta politicante ( quella di basso conio, pedestre e deliquenziale, cinica e impastata di pregiudizi e superstizioni, parole d'ordine e banalità), "il paradiso in terra".

Pazienza. Occorre esercitare la compassione nei confronti di simili sventurati fanatici, che si comportano come gl'indiani d'america di fronte ai doni di palline di vetro dei conquistatori.

A costoro dedico una poesia religiosa di Thomas Merton, che cercava la verità e l'assoluto tra mille pericoli, ansie, incertezze, rendendosi conto che il cammino è arduo e irto di difficoltà (altro che slogan e ricette stregonesche, come quelle dei fondamentalisti d'oggi, i quali, mentre invocano" giustizia e libertà", sono pronti a realizzare un nuovo totalitarismo).

Ora, da buon laico, io ascolto ogni voce, ed anche le preghiere, che non sono più di moda, ma che aiutano a riflettere sulla vita, più dei comizi, urlati o no, dei partitanti.

Thomas Merton ebbe rapporti di amicizia anche con il Dalai Lama, il quale nutrì nei suoi confronti grande stima e profonda considerazione.

« Io, Signore Iddio, non ho nessuna idea di dove sto andando.
Non vedo la strada che mi sta davanti.
Non posso sapere con certezza dove andrò a finire.
Secondo verità, non conosco neppure me stesso
e il fatto che penso di seguire la tua volontà non significa che lo stia davvero facendo.
Ma sono sinceramente convinto che in realtà ti piaccia il mio desiderio di piacerti
e spero di averlo in tutte le cose, spero di non fare mai nulla senza tale desiderio.
So che, se agirò così, la tua volontà mi condurrà per la giusta via,
quantunque io possa non capirne nulla.
Avrò sempre fiducia in te,
anche quando potrà sembrarmi di essere perduto e avvolto nell'ombra della morte.
Non avrò paura,
perché tu sei con me e so che non mi lasci solo di fronte ai pericoli. »
(Tomas Merton, Preghiere)

Io ti loggherò


  

Non so se termini come "taggare", "loggare," e via dicendo, siano entrati nei vocabolari della lingua italiana. E' certo però che la loro introduzione nel linguaggio corrente ormai è avvenuta più o meno subdolamente. 

Pur essendo non proprio un novellino del web, confesso che questi neologismi (a voler essere buoni) mi fanno una strana impressione. 

Le prime volte, di fronte all'oscurità completa del loro significato, rimanevo interdetto. 

Ritraevo dalla loro pronuncia sensazioni inquietanti. Strane reazioni avvenivano nel mio subconscio, mentre provavo lentamente a coniugare questi “verbi non verbi” al presente, al passato, al futuro, e provavo ad immaginare che cosa potessero pensare degli ipotetici interlocutori a sentirsi apostrofare, per esempio, con un imprevedibile e minaccioso" io ti loggherò" ovvero con un vagamente ricattatorio " ti ho loggato!", quasi simile, per le orecchie di uno sprovveduto, a "ti ho visto furfante, ora dovrai fare i conti con me!". 

E poi, un'ansia da prestazione rendeva alcune giornate estremamente stressanti, nel far fronte al dilemma “taggo, non taggo?”, riflettendo sulle conseguenze, comunque importanti, di una scelta tra l'una o l'altra soluzione, mentre il dubbio amletico, implacabile, continuava a tormentare il mio animo. 

Se taggo, mi adeguo al malvezzo comune, pensavo. Se non taggo sono un pedante misoneista, che rischia l'isolamento, soggiungevo. 



Che fare? 



E' ancora presto per fare scelte di campo così nette. 



E dire che parole nuove od inusitate, a volte, trovano pieno accoglimento nel mio lessico, senza colpo ferire né lunghi indugi. 



Adottare il fortemente polemico "isterizzare", per me, è stato pefettamente naturale, tanta è la carica violenta e dissacrante contenuta in esso. 

Un'istintiva simpatia mi porta a utilizzarlo di fronte ad ogni spettacolo individuale o collettivo di fanatismo ideologico, di miserabile malvagità mentale, di stupidità dei singoli o delle masse: lo trovo, in certe situazioni, molto appropriato ed efficace. 



Come concludere, dunque, questo discorsetto sui cambiamenti del linguaggio indotti da internet? 



Molto semplicemente consiglio a me stesso di aspettare. 

E' meglio assuefarsi. 

Poco alla volta, come nel famoso esercizio di Mitridate, quel tanto di velenoso che riuscirò ad assimilare, un bel giorno mi consentirà di raggiungere l'atarassia anche nei confronti delle trasformazioni ineluttabili della nostra lingua. 



Mi sembra tutto sommato un logghevole intento.

domenica 15 febbraio 2009

Anoressia dello Stato e bulimia legislativa

Le denunce della Procura generale della Corte dei Conti, all'inizio dell'anno giudiziario, sono impietose, ma non costituiscono una novità. Il ministro Brunetta a proposito di uno dei vari scandali denunciati dalla magistratura contabile ha preannunciato un'inchiesta per accertare la trasparenza o no della pubblica amministrazione, che pare sostanzialmente negata nella prassi quotidiana degli uffici.

D'altro canto sulla correttezza delle procedure seguite dall'agenzia di riscossione, la famosa Equitalia spa, la corte medesima avanza seri dubbi nel momento in cui riconosce che i crediti incassati sono aumentati.

Sono curiosamente dei segnali inquietanti che si aggiungono alla scoperta di truffe di vario tipo nel sistema sanitario nazionale, per non parlare delle altre malefatte, che hanno ormai ridotto lo stato ad una specie di gruviera dove i topi allignano e crescono con velocità esponenziale, senza che alle lagnanze seguano i rimedi.

In Italia esistono da decenni cahier de dolèance lunghi quanto la penisola, sui quali i governi scorrazzano tranquillamente senz'assumere adeguate iniziative.

Il povero Ministro per le riforme avrà i mezzi per tentare di approntare qualche ammodernamento, quando la prima elementare constatazione è la proliferazione di norme e la scarsa o nulla applicazione concreta da parte di un'imbelle classe dirigente pubblica e dei piccoli e grandi burosauri, che non sanno o sanno troppo bene come trascorrere le loro giornate, traendo benefici dalla comoda posizione di chi non deve render conto a nessuno con la sicumera di farla franca, per la lentezza e gli alti costi della giustizia ordinaria.

L'Italia è la culla del diritto, ma soffre di bulimia da decenni. Intento lodevole sarebbe quello di eliminare quelle inutili, quelle frutto di accordi di lobby e quelle clientelari. In questo senso speriamo non si riveli un'illusione il tentativo del governodi potare i rami secchi della legislazione repubblicana e di quella precedente, coordinando le normative più importanti in appositi testi unici divisi per materia.

Ma la proliferazione incontrollata di provvedimenti di vario genere ha reso il sistema tanto più deprecabile quanto più andava, consolidandosi nel tempo, generando confusione e incertezza nei cittadini.

I principi di un moderno stato di diritto contemplano poche leggi ma buone e, soprattutto, la loro corretta applicazione da parte dei funzionari pubblici.

Costoro nella giungla attuale hanno spesso l'agio di farne un uso improprio e distorto, interpretando il loro ruolo non già come servitori del cittadino, ma come tanti piccoli satrapi presuntuosi, arroganti e prepotenti.

L'Italia è una Repubblica fondata sulla burocrazia e questa è costituita da vassalli, valvassini e valvassori. come nel feudalesimo.

sabato 14 febbraio 2009

Fausti pensieri: "Tempus fugit"


Avevamo cominciato per gioco, traendo spunto dall'augurio di un'illustre scrittrice, a considerare il titolo come un'appropriata lavagna per riflessioni estemporanee su fatti ed impressioni quotidiani.
Il primo approccio fu dedicato alla punteggiatura correlata ai sentimenti che accompagnano le relazioni personali e i cambiamenti di giudizio che possono avvenire nel corso delle stesse: "Punti e puntini".
Stavolta, ci piace sottolineare la frenetica corsa del tempo che ci trascina in un vortice ineluttabile. Passiamo dal lunedì alla domenica in un baleno.
E ci ritroviamo a rincorrere appuntamenti trascorsi, cercando di recuperare i giorni fuggiti via con il lazo della coscienza, alla disperata ricerca di un recupero degli eventi non rispettati."Tempus fugit" e noi fuggiamo con esso, sperando di trovare quiete in un luogo calmo e riparato dai venti.
Speranza impossibile.
I mesi rotolano via e ciò che dispiace è non poter occupare il tempo nel modo migliore, com'è nei nostri desideri, ma essere costretti ad occuparci di piccole e inutili cose, che rendono l'anima prigioniera ed impotente.

martedì 3 febbraio 2009

Traccheggiare

Non è facile essere uomini liberi.

Nel mondo intellettuale poi lo è ancora di più, perché al timore di essere isolati si aggiunge il senso di colpa per avere dissentito violando la regola dell'omertà, che vige tra coloro che hanno contratto un vincolo indissolubile per entrare in una società massonica.

Risale ad alcuni anni fa l'impressione sgradevole che trassi dall'alleanza semi-silenziosa tra alcuni giornalisti, anche di spicco, i quali si trovavano riuniti lontano dalla sede del loro giornale per condurre, da inviati speciali, un'inchiesta sul banditismo in Barbagia.

A vederli assisi allo stesso tavolo di ristorante a scambiarsi notizie e interpretazioni della vicenda c'era da rimanere allibiti: destra sinistra centro, confusi in un unico calderone a bollire uniformemente, per offrirsi in pasto al pubblico, senza differenza di sapori, senza dissapori.

Erano tutti raggruppati nella confraternita o corporazione e tra loro vigeva la regola uno per tutti, tutti per uno, salvaguardando solo l'apparenza di una diversa coloritura ideologica.

Ora, non c'è da meravigliarsi che tra gente di cultura e fieri pensatori ci sia un vicendevole assenso a non esagerare nei giudizi e a cercare un modus in rebus in cui il principio dominante è il traccheggio.

Non voglio dire che il fair play debba essere abbandonato ed il dialogo tra persone di diverso orientamento non sia auspicabile, per ritrovarsi a brandire la clava, affidandosi alla legge della giungla.

Ma c'è un limite a tutto.


Sarei un illuso se credessi alla ricerca della verità e alla difesa della stessa a spada tratta.

Pura utopia.

La democrazia è il regime migliore rispetto a tutti gli altri, ma fa convergere verso il compromesso. E' lo scotto che si deve pagare alla pace sociale, che impone anche il rispetto di alcuni tabù e di diversi luoghi comuni, per assicurarsi la sopravvivenza ed alcuni benefit legati alla professione intellettuale.

Io ti attacco, ma non troppo. Faccio finta di oppormi, ma in realtà ti strizzo l'occhio.

Tutto a condizioni di reciprocità.


La libertà è meravigliosa ma irraggiungibile nella sua pienezza e la censura esiste anche nei sistemi liberali, per garantire comunque la stabilità del potere e la continuità della distinzione tra "governanti e governati", anche se la circolazione delle elites non avviene secondo i criteri di una buona selezione, favorendo piuttosto la vittoria della mediocrità.

In questo panorama, acquistano quindi maggior rilievo le figure di quei pochi che riescono a esprimere le proprie idee, senza camuffamenti, mezze frasi, ammissioni parziali (per rimanere comunque nel giro).
Casi limitati che però ci confortano nel riflettere sul destino della libertà.

L’esistenza di scrittori, tanto per fare un esempio recente, come Gian Paolo Pansa, fa ben sperare sulla possibilità di vedere riunite le qualità dell’intelligenza e del coraggio, nell’affrontare temi spinosi, cantando fuori dal coro, uscendo illesi dalla violenza morale, dal dileggio, dalla condanna e l’aggressione del branco.

Ci sono, vivaddio, delle eccezioni al traccheggiare dei tanti don Abbondio, che aspirerebbero a divenire maitre à penser, ma che sono solo pallidi replicanti, vittime delle proprie irredimibili debolezze.