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'Io stesso sono un anarchico ma di un tipo diverso'

Mahatma Gandhi

lunedì 19 luglio 2010


Dal blog 'Fatti d'Europa', traggo le seguenti notizie:

'Qualche giorno fa il parlamento francese ha approvato a maggioranza in prima lettura un progetto di legge che punta a vietare l'utilizzo del velo islamico integrale nei luoghi pubblici. Per questioni di pubblica sicurezza e di riconoscibilità, il progetto di legge, benché forse poco utile, è più che legittimo e coerente con i princìpi dello Stato repubblicano. Pare che questa mossa non piaccia agli Stati Uniti (loro sì che se ne intendono... di ingerenze però), a tal punto che ci si è scomodato ilportavoce del Dipartimento di Stato, il quale si è messo a fare la morale ai francesi: «Negli Stati Uniti noi prenderemmo altre misure per assicurare l'equilibrio fra sicurezza, da una parte, e dall'altra parte il rispetto della libertà religiosa e dei simboli ad essa associati». Lo stesso Dipartimento di Stato Usa, in un suo documento sul rispetto dei diritti umani nel mondo, aveva criticato la Svizzera per il referendum sui minareti e si era detto preoccupato per la generale discriminazione dei musulmani in Europa (!!!). Già Obama, nel suo discorso tenuto al Cairo l'8 giugno 2009, aveva insolentemente puntato il dito contro quei Paesi occidentali che "dettano legge" sull'abbigliamento femminile (implicito era il riferimento proprio alla Francia, in cui si stava discutendo del progetto di legge anti-burqa). Dove voglia andare a parare questa strategia "pro-minoranze" dell'amministrazione americana, da queste parti è stato già detto due anni fa e ripetuto in maniera ancor più esplicita il mese scorso.'

Credo che da noi il più equilibrato assertore della libertà religiosa sia il cattolico Franco Cardini, che dimostra di essere più liberale di tanti finti liberali.

C'è chi non capisce purtroppo.

Il fatto è che, di questo passo, tutti i simboli religiosi prima o poi seguiranno la sorte del burqa, senz'accorgersi che in tal modo si fa tabula rasa del sacro e delle sue ultime tracce per lasciare al solo fondamentalismo laicista tutto il campo, in nome di un falso omaggio alla libertà ( che se non ricordiamo male dovrebbe limitarsi a pochi divieti, in nome della tolleranza).

Mi dispiace, ma i commenti del governo americano sono difficilmente contestabili sul piano della civiltà giuridica e liberale.


sabato 10 luglio 2010

Un popolo di eroi



Chi ebbe l'ardire di definire l'Italia un popolo di eroi, non sapeva sicuramente che piega avrebbe preso quest'affermazione.

Tramontati i tempi degli eroi romani, risorgimentali e della grande guerra; ripudiati tutti quelli che furono innalzati sull'ara della patria durante il ventennio, insufficienti quelli resistenziali, logorati dall'indifferenza anti-retorica del regime democristiano e catto-comunista e dal successivo revisionismo storiografico, siamo arrivati a fare tabula rasa della categoria, inquinando spesso e volentieri il significato originario di questo termine, già tenuto in grande sospetto da intellettuali sessantottini e filo-marcusiani.

Siccome alle sorprese non c'è mai fine e, bene o male, ai miti della musica e del cinema era necessario affiancare qualche personaggio di maggior spessore nel rappresentare il costume della nostra terra, a qualcuno è venuto in mente, non molto tempo fa, di sparigliare del tutto il campo, andando a cercare i propri elevati riferimenti nazional- popolari in terreni accidentati e ancora inesplorati sulla strada del capovolgimento dei valori del passato.

Venne in testa al funambolico e creativo Marcello Dell'Utri, non si sa bene perché, andare a cercare nelle stalle di Arcore la figura che meglio potesse impersonare l'eroe contemporaneo, libero da pregiudizi e luoghi comuni, spoglio delle armature soffocanti della tradizione.

L'ineffabile senatore, noto intellettuale controriformista, organizzatore culturale
dei circoli del buongoverno, scoprire di documenti inediti, bibliofilo e raffinato umanista, implicato in storie di mafia dai contorni oscuri, in puro stile neo-classico, attribuire, fin dalle prime battute del processo a proprio carico, a Vittorio Mangano, l'uomo che sussurrava ai cavalli parole in codice mafiologico, l'attributo di eroe (o quasi).

Anche con quel 'quasi', semplicemente apposto per pudicizia, lo scudiero della Brianza è assurto quindi all'Olimpo dei simboli del coraggio e della lealtà, del disinteresse e dell'attenzione al bene comune, servendo un'organizzazione seria e disciplinata come 'Cosa nostra'.

Tant'è.

Nel processo d'appello testé conclusosi a Palermo, l'ex dirigente di Publitalia ed attuale rappresentante in senato del pdl, pare abbia confermato la propria opinione su Mangano, ignorando totalmente quanto disse di lui Paolo Borsellino, indicandolo come una delle teste di ponte tra la mafia siciliana e le industrie del nord, allo scopo di favorire i traffici più loschi.

Il prossimo 19 luglio si celebrerà l'anniversario della strage di Via d'Amelio, nella quale perse la vita, abbandonato dalle istituzioni, il magistrato siciliano sempre in prima linea contro i mafiosi di grosso calibro e la rete politico-affaristica che li sosteneva.

Quale modo migliore, per sottolineare l'evento, che cambiare il nome della Via dove morirono gl'ingenui servitori dello Stato in ''Via Vittorio Mangano (Eroe)'' ?