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'Io stesso sono un anarchico ma di un tipo diverso'

Mahatma Gandhi

venerdì 26 agosto 2011

L'estate è un carnevale



carnevaleDal Manzanarre al Reno, si potrebbe dire, non  è che un susseguirsi di feste e festicciole, con repliche delle sfilate di maschere del Carnevale.
Non v'è borgo sperduto dell'Italia turistica che rinunci alle sue esibizioni di maschere, magari importate da altri centri. Non mancano le notti bianche con negozianti impegnati a vendere di tutto, né cantanti o gruppi musicali destinati a strimpellare canzoni e canzonette inneggianti all'amore e all'allegria, volenti o no,  i malcapitati che si trovano a trascorrere le vacanze in simili osti o i poveri abitanti stupefatti da tanto buonumore forzato in piena crisi globale.
I Comuni esultano spendendo denaro pubblico ed acquisendo il favore dei più sprovveduti fra i cittadini, che hanno bisogno di divertirsi, dimenticando gli affanni quotidiani per un reddito che si assottiglia sempre di più, a causa di un debito in crescita e dell'inflazione, quella sì, in ripresa.

Nessuno si chiede quale giovamento possano trarre le città da tutte queste iniziative da Circo Barnum, volte semmai ad aggravare la situazione economica e non a fornire, magari, servizi importanti per la collettività.
Siamo il paese delle scemenze.
Quando, tanti anni fa, l'Assessore Progressista Nicoliniconiò il termine effimero, per sottolineare la qualità degli interventi a favore della cultura, tutti si chiesero se fosse uno scherzo e se il prefato disinvolto politico romano c'era o ci faceva...
Poi, l'assuefazione allo sperpero, all'assistenza pubblica ad attori, guitti, sperimentatori e quante mai categorie dello spettacolo possano esistere, ebbe la meglio e nessuno si meravigliò più delle follie delle varie amministrazioni locali e regionali, che fecero a gara per buttare al vento i soldi dei contribuenti, in cambio del nulla assoluto.
La scuola di Nicolini era improntata al classico panem et circenses, ovvero alla politica delle brioches della povera regina Maria Antonietta (che, perlomeno, finì sotto la gligliottina),  e si diffuse in tutta la nazione a macchia d'olio, divenendo un imperativo categorico per tutti gli amministratori degni di questo nome.
Il guaio più grave  è che costoro, pur facendo parte della casta tanto vituperata, continueranno a prendere in giro il popolino e non finiranno mai con le teste mozze.

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