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'Io stesso sono un anarchico ma di un tipo diverso'

Mahatma Gandhi

venerdì 19 settembre 2008

Van Gogh e il Giappone






Silente geisha un filo d'erba sente soffio del vento.

Nel primo volume "Sugli orienti del pensiero", l'autrice, l'illustre estetologa, Grazia Marchianò, descrive "la natura illuminata" e cita, nell'indicare i rapporti tra l'artista e l'oggetto da rappresentare, il pittore folle Van Gogh, il quale soffermava la sua attenzione sul filo d'erba, per giungere poi alla comprensione della vita e dell'universo intero, secondo l'insegnamento religioso - estetico del Giappone, che concepisce l'esistenza dell'uomo come parte della natura.


Colpisce come un artista definito pazzo possa aver espresso un'idea talmente profonda, da inserirsi a pieno titolo nella larga messe di riflessioni filosofiche e dottrinarie, che caratterizzano la comprensione della speculazione intellettuale orientale.

Erasmo aveva scritto un "elogio" di questa stravagante deriva della mente, la quale, attraverso "la dissennatezza", poteva giungere ad esiti di tutto riguardo, per l'intuizione della verità.
Mi pare che il genio di Van Gogh testimoni appieno questo percorso.

Ecco il brano illuminante del pittore, tratto da una lettera del 1888 diretta al fratello Theo:

Studiando l'arte giapponese, si vede un uomo, indiscutibilmente saggio,filosofo e intelligente, che passa il suo tempo a far che?A studiare la distanza tra la terra e la luna? No.A studiare la politica di Bismarck? No.A studiare un unico filo d'erba. Ma quest'unico filo d'erba lo induce a disegnare tutte le piante, e poi le stagioni e le grandi vie del paesaggio e infine gli animali e poi la figura umana.Così passa la sua vita e la sua vita è troppo breve per arrivare a tutto.Ma insomma non è una vera religione quella che c'insegnano questi giapponesi così semplici e che vivono in mezzo alla natura come se fossero essi stessi dei fiori?

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