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'Io stesso sono un anarchico ma di un tipo diverso'

Mahatma Gandhi

sabato 20 settembre 2008

Lettera a Marcello Veneziani


"La guerra delle parole"
Caro Veneziani,
Lei si è indignato con Gianfranco Fini, indicandolo come un voltagabbana, che non rappresenta più la destra per il proclama steso alla festa di Azione Giovani e lo ha fatto con un rovente articolo apparso su Libero, il quotidiano di Vittorio Feltri.


Sull'analisi dell'evento non sono d'accordo e spiego perché.


Purtroppo l'area moderata ha perso, da tempo, quella che Mario Tedeschi definiva "la guerra delle parole" ed, oggi, Fini non fa che adeguarsi: antifascista è sinonimo di democratico, mentre ancora anticomunista è sinonimo di fascista.
E' bastato che Alemanno distinguesse tra razzismo e fascismo o che il neo-Ministro della difesa ricordasse tutti i caduti della guerra civile e no, perché si scatenasse il putiferio sulla stampa ed i media di regime, nonostante la stragrande maggioranza degl'italiani sia perfettamente convinta che "la destra" non ha nulla da spartire con il ventennio mussoliniano, vera autobiografia della storia.
E allora che deve fare un "povero Presidente della camera", il quale, neppure anagraficamente, può essere definito "fascista", se non proclamarsi "antifascista", indicando la nuova strada a tutta Allenza nazionale, compresi i suoi giovani militanti?


Duole rilevare, sempre per la sconfitta, sul piano propagandistico, del centrodestra, che il Partito democratico "non ha passato le acque" e non ha necessità di proclamarsi "anticomunista", per essere legittimato a governare e può tranquillamente allearsi, addirittura, con gli eredi dichiarati del comunismo e del marxleninismo.


Speriamo soltanto nel lavoro degli storici autentici ed in una riforma della Costituzione, fin troppo viziata dai tabù dei cnl, per ristabilire, in futuro, un maggior equilibrio antitotalitario ed il rispetto della verità.


Certo, un atteggiamento meno conformista, per affermare il rispetto dei princìpi liberaldemocratici da parte di un leader della destra moderata e libertaria, conservatrice o tradizionalista che sia, sarebbe stato auspicabile.


Ma, come don Abbondio, se uno il coraggio non ce l'ha...


Auspichiamo piuttosto un "gramscismo" di segno opposto a quello praticato finora, con successo, dai vetero-comunisti e loro discendenti, grazie al prolungato monopolio dell'industria culturale, con il nuovo "Popolo delle libertà", al servizio della democrazia sostanziale, della libera circolazione delle idee e del sapere non inquinato da ideologismi.


Ed auguriamoci, anche, con l'aiuto di "Libero", di mettere al bando i troppo zelanti neofiti, replicanti e cortigiani, di casa nostra, pronti a genuflettersi, pur di non perdere la poltrona, o le prebende, di fronte a qualsiasi potente, grande o piccolo che sia.

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