Divorzia.
Anche lui, il Presidente duro e puro, il secondo cow- boy dell'America contemporanea, dopo Reagan (il quale però si tenne stretta fino alla fine la sua Nancy), molla la moglie per la Rice, negretta volitiva e sculettante, tutto pepe e voli all'estero, è finita.
Il mito della Provincia americana, con la sua Chiesa Battista, i figli incolonnati dietro mammà continuamente sorridente, per confermare la felicità casalinga, avviticchiata al marito da mane a sera, festività comprese, comincia ad appannarsi, ci sono forti dubbi che l'impero a stelle e strisce non possa declinare, come accadde nella storia per altri colossi, a cominciare da quello romano.
Non siamo tra quelli che pensano al matrimonio come caposaldo della civiltà.
Anzi riteniamo che divorziare sia spesso un bene per l'umanità, oltre che per se stessi ed i figli, ma sono i Capi di Stato che destano perplessità quando cominciano a comportarsi come divetti superficiali.
Riteniamo che le grandi nazioni sono state tali, perchè erano guidate (in democrazia o no poco importa) da grandi uomini all'altezza delle situazioni che i tempi imponevano, interessati più alle questioni politiche ed istituzionali ed alla salvaguardia dell'assetto sociale dei popoli loro affidati, piuttosto che alle beghe familiari e alle avventure extraconiugali, da mettere in piazza magari come piccoli borghesucci o politicanti da strapazzo, di cui pare oggi i parlamenti di mezzo mondo son pieni.
Non che queste faccende non accadano ai personaggi di spicco, ma essi sanno che i panni sporchi si lavano a casa e meno ciance si fanno in materia di sesso od affari sentimentali ed è meglio per tutti, durante e dopo il ruolo ricoperto.
Non c'è altra strada che la discrezione la riservatezza la menzogna pubblica, per assicurare al proprio paese il decoro e con esso la saldezza del Governo nel susseguirsi delle generazioni.
Bush, con tutti i suoi difetti, pareva assicurare un certo stile. Mai ci saremmo aspettati che, alla fine del mandato, facesse strillare radio, giornali e televisioni sulla conclusione del suo matrimonio, come se la recita fosse finita e, calato il sipario sulla sua attività di statista, potesse correre come un qualsiasi manager in pensione tra le braccia della sua assistente, saltellando di qua e di là
per annunciare che finalmente era libero di fare, come tutti gli altri, la figura del babbione.
O tempora o mores!
Anche lui, il Presidente duro e puro, il secondo cow- boy dell'America contemporanea, dopo Reagan (il quale però si tenne stretta fino alla fine la sua Nancy), molla la moglie per la Rice, negretta volitiva e sculettante, tutto pepe e voli all'estero, è finita.
Il mito della Provincia americana, con la sua Chiesa Battista, i figli incolonnati dietro mammà continuamente sorridente, per confermare la felicità casalinga, avviticchiata al marito da mane a sera, festività comprese, comincia ad appannarsi, ci sono forti dubbi che l'impero a stelle e strisce non possa declinare, come accadde nella storia per altri colossi, a cominciare da quello romano.
Non siamo tra quelli che pensano al matrimonio come caposaldo della civiltà.
Anzi riteniamo che divorziare sia spesso un bene per l'umanità, oltre che per se stessi ed i figli, ma sono i Capi di Stato che destano perplessità quando cominciano a comportarsi come divetti superficiali.
Riteniamo che le grandi nazioni sono state tali, perchè erano guidate (in democrazia o no poco importa) da grandi uomini all'altezza delle situazioni che i tempi imponevano, interessati più alle questioni politiche ed istituzionali ed alla salvaguardia dell'assetto sociale dei popoli loro affidati, piuttosto che alle beghe familiari e alle avventure extraconiugali, da mettere in piazza magari come piccoli borghesucci o politicanti da strapazzo, di cui pare oggi i parlamenti di mezzo mondo son pieni.
Non che queste faccende non accadano ai personaggi di spicco, ma essi sanno che i panni sporchi si lavano a casa e meno ciance si fanno in materia di sesso od affari sentimentali ed è meglio per tutti, durante e dopo il ruolo ricoperto.
Non c'è altra strada che la discrezione la riservatezza la menzogna pubblica, per assicurare al proprio paese il decoro e con esso la saldezza del Governo nel susseguirsi delle generazioni.
Bush, con tutti i suoi difetti, pareva assicurare un certo stile. Mai ci saremmo aspettati che, alla fine del mandato, facesse strillare radio, giornali e televisioni sulla conclusione del suo matrimonio, come se la recita fosse finita e, calato il sipario sulla sua attività di statista, potesse correre come un qualsiasi manager in pensione tra le braccia della sua assistente, saltellando di qua e di là
per annunciare che finalmente era libero di fare, come tutti gli altri, la figura del babbione.
O tempora o mores!
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