I casi di Eluana e di altre povere creature, grandi e piccole, colpite da malattie gravi, inesplicabili, difficili o impossibili da curare, richiamano alla coscienza il problema del male nell'esistenza e nel mondo.
Che pensare?
La logica non dà risposte che abbiano un senso compiuto. la mente umana non è capace di dare risposte plausibili.
C'è chi dice di accettare la realtà così com'è, perché intanto è impossibile cambiarla. Anzi suggerisce di collegare il cosmo al microcosmo individuale per proiettare la vita nell'universo dove l'io è un punto impercettibile, senza seguito, destinato a perdersi nel grande Sé.
Per l'uomo occidentale è una strada faticosa, abituato al dualismo e alla separazione tra anima e corpo,l' immanente e il trascendente, quella di superare le distinzioni e l'individualità, la persona.
Certo, in una prospettiva in cui ognuno di noi è solo una molecola del grande oceano dell'assoluto, anche la sofferenza acquista una dimensione diversa, relativa, di minore importanza.
Ma quando si vive accanto al dramma e alla tragedia di un familiare o un amico o comunque di un altro essere umano, che suscita empatia, come si fa a convincersi che tutto fa parte della natura, immutabile nelle sue leggi eterne, dove il piccolo puntino, il singolo conta quanto un granello di sabbia?
Che pensare allora per chi non è capace di abbandonare una concezione, in cui ogni soggetto ha un valore seppure transitorio e che ognuno di noi può passare a soffrire, da un momento all'altro, un evento imprevedibile r problematico, una situazione in cui il dolore dell'essere appare senza giustificazioni logiche?
La risposta più opportuna forse è non pensare. Rassegnarsi a non capire.Anche se ciò può non significare necessariamente rinunciare a cercare.
Che pensare?
La logica non dà risposte che abbiano un senso compiuto. la mente umana non è capace di dare risposte plausibili.
C'è chi dice di accettare la realtà così com'è, perché intanto è impossibile cambiarla. Anzi suggerisce di collegare il cosmo al microcosmo individuale per proiettare la vita nell'universo dove l'io è un punto impercettibile, senza seguito, destinato a perdersi nel grande Sé.
Per l'uomo occidentale è una strada faticosa, abituato al dualismo e alla separazione tra anima e corpo,l' immanente e il trascendente, quella di superare le distinzioni e l'individualità, la persona.
Certo, in una prospettiva in cui ognuno di noi è solo una molecola del grande oceano dell'assoluto, anche la sofferenza acquista una dimensione diversa, relativa, di minore importanza.
Ma quando si vive accanto al dramma e alla tragedia di un familiare o un amico o comunque di un altro essere umano, che suscita empatia, come si fa a convincersi che tutto fa parte della natura, immutabile nelle sue leggi eterne, dove il piccolo puntino, il singolo conta quanto un granello di sabbia?
Che pensare allora per chi non è capace di abbandonare una concezione, in cui ogni soggetto ha un valore seppure transitorio e che ognuno di noi può passare a soffrire, da un momento all'altro, un evento imprevedibile r problematico, una situazione in cui il dolore dell'essere appare senza giustificazioni logiche?
La risposta più opportuna forse è non pensare. Rassegnarsi a non capire.Anche se ciò può non significare necessariamente rinunciare a cercare.
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