Pare che l'antico nome dell'isola de La Maddalena fosse Ilva.
Non si sa che credito attribuire a questa ipotesi, che si perde nella notte dei tempi. E' certo però che la Polisportiva Ilva (o Ilvarsenal) vide la luce agl'inizi del 1900 e acquisì grande fama in breve tempo, trattandosi di uno dei pochi sodalizi attivi, in campo regionale ed interregionale, forse alla pari con la squadra del Cagliari, la capitale.
Lo sport è un sintomo di vitalità, un'espressione di civiltà consolidata, di buona consapevolezza comunitaria e non si può negare che la Città di La Maddalena, pur nella sua breve storia, essendo ufficialmente nata intorno al 1798 come presidio della Regia Marina Sarda, ai tempi della Rivoluzione francese, di meriti mondani ne acquistò a sufficienza, grazie alla sua posizione geo-politica, al centro del Mediterraneo.
Oggetto di attenzioni da parte della stessa Convenzione e del giovane Napoleone, prima, dei Savoia dopo e di Nelson nella drammatica lotta per il predominio sui mari della magnifica Inghilterra, e via via, fino a Garibaldi e al Duce del fascismo.
Una serie di personaggi che, in un modo o nell'altro, hanno dato l'imprinting ad un arcipelago fra i più belli e conosciuti al mondo, sempre a contatto con gente di diversa provenienza, sia come piazzaforte militare fin dalla prima guerra mondiale, sia in quanto sede prestigiosa (e proficua per il benessere economico locale) della Marina militare ( la quale - in occasione della sconfitta del luogotenente Bonaparte da parte del nocchiero indigeno Domenico Millelire, si appuntò la prima medaglia d'oro al valore) ed infine quale meta, a ragione, decantata di una delle migliori località del turismo internazionale, a partire dagli anni cinquanta del secolo scorso, tanto per le bellezze naturalistiche, quanto per una una delle più prestiose scuole di vela d'Europa, il Centro Velico di Caprera.
Dopo la lunga parentesi americana, inaugurata, quasi alla chetichella, dal Presidente Andreotti e chiusa clamorosamente circa un paio d'anni orsono, senza valide alternative alla dismissione di un'economia garantita dallo Stato ed integrata moderatamente da flussi estivi di turisti pendolari o d'élites, la speranza della ripresa economica e del progresso socialmente utile, a detta del Governatore della Sardegna, doveva proprio consistere nella prossima riunione del G8, con il quale, realizzando alcune rimarchevoli opere al servizio della manifestazione, si sarebbe creato un nuovo volano per il suo rilancio turistico internazionale sevendosi altresì di una gestione oculata e produttiva deil grande patrimonio di beni del demanio pubblico.
Dalla cantieristica al servizio dei maxi yacht ad efficienti infrastrutture per il diporto nautico compatibili con la presenza del Parco Nazionale dell'Arcipelago, ora ridotto ai minimi termini di credibilità, grazie al clientelismo dei politici di tutti i colori (e buon da ultimo dal verde Pecoraro-Scanio), da trasformare finalmente in un Ente managerale di effettiva tutela ambientale.
Ora è arrivata la doccia fredda da parte del Cav. Berlusconi, il quale mette in dubbio la celerità dei lavori per il meeting dei grandi della terra, da realizzarsi entro il luglio 2009.
Dal Giappone, ha avvertito, infatti, il Premier che, se l'attuazione dei progetti continuerà ad andare a rilento, c'è un'alternativa pronta nel cassetto del Governo, per assicurare un'altra sede degna e funzionale al prossimo G8.
Come la prenderanno i cittadini del Comune sardo-corso non è facile dirlo.
Un mix di supponenza e d'innato scetticismo, il senso britannico del distacco, dell'autosufficienza nel proprio splendido isolamento, fanno ritenere che la popolazione reagirà, probabilmente, con la solita indifferenza (o apatia?), che ha contrassegnato, per un paio di secoli, il suo carattere, fatti salvi gli avvenimenti eccezionali in grado di muovere all'entusiamo la folla.
Se ne ricordano alcuni in particolare: Il decesso di Giuseppe Garibaldi, la visita ufficiale del principe Umberto di Savoia, prima della dichiarazione di guerra agli Stati Uniti d'America, quella del Ministro Ferrari-Aggradi (discendente da una delle famiglie anticamente dimoranti nell'isola), nel periodo antecedente il boom economico dell'Italia, l'elezione di Mario Segni , prima, e di Giuseppe Cossiga (diuturno amico dell'arcipelago maddalenino), a Presidente della Repubblica, la visita ufficiale del Capo dello Stato del tempo, Giuseppe Saragat.
Ma forse nessun altro evento ebbe a scuotere la tipica flemma degl'isolani, se non la promozione nella serie più alta del girone regionale della grande Ilva, la squadra di calcio più antica e benemerita (è bene ricordare che il secondo dopoguerra vide nascere la nuova compagine de "La Maddalena", a riscossa dei ceti proletari, che avevano il loro punto di forza nei nuclei operai dell' Arsenale militare e dei lavoratori del prezioso granito delle cave presenti nel lato sud-occidentale del territorio comunale).
Per giorni interi si festeggio' la vittoria dei calciatori bianco-celesti (i colori dell'associazione sportiva), sempre sostenuti con passione dall'intera popolazione.
Non si sa se l'ostinato Soru (giovanile campeggiatore di Caprera), ed il pur dinamico Bertolaso riusciranno a pungolare a tal punto Sindaco, Giunta e comunità locale, suscitando lo stesso tifo del tempo andato, per giungere con puntualità al traguardo dei lavori finiti.
Ce lo auguriamo per la Città del Leone di Caprera, che non merita di decadere.
Alè, Alè, Ilva Bella!
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