lunedì 26 ottobre 2009
Vizi privati e pubbliche virtù
mercoledì 1 luglio 2009
Porto Rotondo ed il suo YCI
La prestigiosa costruzione, tutta in legno, sul modello di un analogo manufatto di Newport, dai colori bianco-celesti, dava il benvenuto a tutti i diportisti, all'ingresso del porto turistico, unitamente a due preziose colonne romane - vestigia antiche per un insediamento moderno, dotato di tutti i confort, dotato di equilibrate prospettive architettoniche vagheggianti la laguna di Venezia, patria dei due fratelli, irriducibili amanti del mare.
Centinaia di manifestazioni sportivo-mondane, premi e celebrazioni di rilevanza internazionale, davano al pregiato manufatto il carattere del cuore autentico dell'elegante borgo sardo-veneto.
Un banale incidente è stata la causa dell'incendio, che ha decapitato il fabbricato, per un danno complessivo di un milione di euro.
Dopo la violazione voyeristica e barricadera di Villa Certosa, ecco un altro 'vulnus' portato al mito della Costa Smeralda.
Sembra quasi la fine di un'epoca, già segnata dal passaggio di testimone dal principe ismaelita cultore di bellezza, al filocapitalista americano Tom Barrack.
Lo yci portorotondino era uno dei vecchi baluardi dell'estetica al servizio del turismo qualificato e rispettoso della natura, in un periodo in cui cominciavano ad affacciarsi i primi condomini dei multicostruttori romani.
Ora che avverrà?
La ricostruzione è prevista presumibilmente con le stesse caratteristiche.
Ma, ci domandiamo, lo spirito originario della Costa, quella magia voluta dall'Aga Kan e da imprenditori con il gusto artistico, desiderosi di un'architettura inserita nella natura, e la gente rispettosa del silenzio, del bello, del mare, del vento, dei fiori variegati e della meravigliosa macchia mediterranea, quello potrà mai ritornare?
C'era una volta il play boy
Brigitte Bardot e Catherine Spaak, che seguivano a ruota l'Anita Eckberg della felliniana 'Dolce Vita', spopolavano sulle pagine dei rotocalchi, al cinema e alla televisione con i loro numerosi flirt e matrimoni, atteggiamenti anticonvenzionali e liberi.
Stranamente era quello anche il tempo dei 'play boy'.
Con un pizzico di orgoglio nazionale, le folle plaudivano alle conquiste di Gigi Rizzi, seduttore impenitente, passato alla storia come il più veloce conquistatore della celeberrima BB.
Intervistato dall'ineffabile mattatore di' Porta a Porta', egli ha commentato il suo rapporto breve, ma intenso, con l'affascinante diva francese, scendendo, ma non troppo, in qualche particolare piccante.
Uomo maturo e personaggio inimitabile legato ad una fase della storia nazionale, nella quale la 'leggerezza dei costumi' faceva discreto ed elegante ingresso nella vita italiana ed europea, limpido esempio di un sano ed equilibrato edonismo epicureo, Gigi appare ora l'immagine dell'ultimo uomo latino, prima della devastazione della figura del' lover' da parte del sessantotto.
Sembrano passati secoli e certamente oggi c'è chi arriccerebbe il naso a sentirgli raccontare le gesta da don Giovanni, con la sua profonda considerazione della donna e delle sue qualità di creatura semidivina.
Roba ormai superata dalla parità dei ruoli, dalla caduta della libido, dal rampantismo di veline ed escort.
venerdì 26 giugno 2009
Declino
La politica- teatrino sta spegnendo le ultime energie di un popolo sopraffatto dal debito pubblico, dai commedianti, dalla casta, dagli speculator,i da chi è attestato su rendite di posizione parassitarie, dalla confusione dei ruoli, dal vociare continuo, dal trionfo della volgarità, dall'odio viscerale per chi non è sottomesso alle fazioni e non si accoda ai feudatari di un regime onnipresente da oltre un cinquantennio.
L'italia è un disastro: il referendum è avversato dalla classe dei politici di professione, apparteneneti a club che sfiorano il 10 per cento dei consensi e che se perdessero il cadreghino non saprebbero che fare.E il popolo minuto acclama le consorterie, chiedendo protezione agli schiavisti della partitocrazia.
Qui ci balocchiamo tra le bordate ad effetto di bankitalia, le piroette di D'Alema, il sogno disperato di una video-monarchia ereditaria, le centinaia di foto del premier a Villa Certosa in giro per il mondo, calpestando i più elementari diritti delle persone, la teoria del complotto, la rinconrsa di Obama, lo stravolgimento dei fatti ad uso e consumo della propaganda ideologica e l'assoluta mancanza di carità, che è uno dei tratti caratteristici della cultura 'umana', in contrapposto a quella' animale' (come ben descriveva nella sua 'Crisi della Civiltà', il profetico storico olandese Johan Huizinga).
Ecco: siamo riducendo la nostra società ad una sorta di foresta primitiva dove si prepara il ritorno alla ferinità, di palude d'ipocrisia e cinismo, bassezza e volgarità.
mercoledì 10 giugno 2009
Il partito-persona e la società civile
Il radicamento nel territorio nasce dalla vicinanza alla gente comune ed ai cittadini non tanto con la sottoscrizione di tessere nè di presenza all’interno dell’apparato.
E’ un compito difficile perché dovrebbe svol gersi sul piano dell’acquisizione del consenso alle proprie idee, fuori della logica del potere e del voto di scambio.
mercoledì 27 maggio 2009
I benefici effetti del canto lirico sul corpo femminile
mercoledì 15 aprile 2009
Tetris
sabato 28 febbraio 2009
Chicco Testa nuclearista!
Almeno se a pronunciare la frase è qualche vecchio nostalgico di Lega Ambiente,
la prima dura e pura associazione ecological- ambientalista del nostro paese.
Quella passata alla storia come la più implacabile, formidabile ed inespugnabile roccaforte dei cieli e mari puliti, prati verdi, cavalli galoppanti su ampie distese di arenili..., nata per fare la felicità di vecchi e bambini, quasi come i biscotti fatti in casa, o tutt'al più presso i Mulini bianchi della principessa Marina Doria.
Ho sentito Chicco a Raitre Scienza e sono rimasto sbalordito.Una metamorfosi simile chi l'avrebbe mai immaginata?
Io ricordavo il radicale doc, non chic, fondatore della suddetta Lega e ce ne era voluto del bello e del buono per assimilare la sua figura sbarazzina, da impertinente pierino, a manager del parastato, una volta che fu incoronato capo dell'Enel.
Intanto era irriconoscibile la sua voce: si era fatta maschia e perentoria, da basso, alla Nicola Rossi Lemeni, irridente ed insofferente nei confonti degli ambientalisti suoi ex compagni, trattati da poveri stupidi, incompetenti, ignoranti e ridicoli.
Poi, il suo dire era un infinito snocciolare di concetti scientifici, tecnologici e frasi apodittiche, sentenze senz'appello verso i trogloditi anti nucleari, gli analfabeti della tecnica moderna.
Alla fine dell'intervista, faticai non poco a comprendere il mutamento di specie, a rendermi consapevole di questa alchemica trasformazione del metallo vile, di venti o trentanni fa, nell'oro splendido e lucente di oggi.
Tutto al servizio del patto Berlusconi- Sarkò.
Confesso che, pur attribuendo al termine nuclearista lo stesso valore offensivo di fascista, pari cioè a zero di zero, questo non contribuisce a rendermi simpatica oggi la figura del boiardo elettrico, creato in vitro dalla partitocrazia imperante nella prima e, purtroppo, nella seconda repubblica.
Avvezzo a considerare certi carrozzoni frutto di accordi semi-mafiosi e le congreghe che li dominano come escrescenze purulente del sistema feudale tuttora dominante sulla democrazia autentica, la conversione quasi religiosa dall'oscuro fondamentalismo ecologista alla celebrazione devota del nucleare mi fa venire l'orticaria.
Io ricordo vagamente di aver votato sì al nucleare, quando questo era stramaledetto da tutti o quasi.
Ora mi sento in imbarazzo con i neofiti di rango, che ricordano vagamente i cari vecchi marrani, genuflessi più al Potere che alla Religione o alla Scienza.
domenica 22 febbraio 2009
Il governo e il testamento biologico
Angelo Panebianco ha interpretato molto bene l'opinione di chi predilige, in materia di testamento biologico, in un articolo apparso di recente sul "Corsera",la libertà di coscienza e respinge l'invasività dello stato nella vita privata dei cittadini, fino al punto di regolamentare anche gli ultimi esiti dell'esistenza con l'intervento della burocrazia.
Una forma d'intrusione che ci fa sentire schiavi senza speranza di un Moloch sado-masochista.
Il problema non si risolve con le stereotipate impostazioni ideologiche, che distinguono ossessivamente e grottescamente la destra e la sinistra.
Ricordo un appunto di Filippo Facci sul Giornale, in cui si dava conto della condizione estrema, di disperata desolazione, in cui versava la vita vegetale di Eluana, le ferite irreparabili sul suo viso, tormentato dall'accanimento delle macchine, per idratarla e nutrirla. Una feroce descrizione degl'insulti che, in diciassette anni d'immobile degenza, il suo corpo e la sua anima avevano subito ad opera dei terapeuti e dei custodi dello spirito, degl'interpreti ortodossi della religione cristiana.
Il silenzio si addice al dolore, e la pietà è l'unico sentimento che dovrebbe pervadere vicende di questo genere, dove la politica non dovrebbe mai entrare, se non per dettare regole di larga condivisione, nel rispetto della libertà e della dignità della persona.
Ora, quel che meraviglia è che questi principi, ad onta delle dichiarazioni ufficiali, stiano per essere stravolti, nell'attuale discussione del disegno di legge sul testamento biologico, che stride orrendamente con l'art. 32 della Costituzione e con i più elementari principi liberali.
Ritengo che il dissenso espresso dall'onorevole Benedetto Della Vedova, all'interno della maggioranza, sia il sintomo di un disagio molto diffuso nel paese e che l'attuale governo debba tenerne conto, per evitare frammentazioni nel suo seno e tra l'elettorato, lasciando da parte calcoli politici non propriamente encomiabili.
Si limiti a candidare Clemente Mastella al parlamento europeo, ma lasci fuori della porta temi troppo importanti come la sacralità della vita, che non appartengono, in via esclusiva, ad alcuno schieramento.
Tenga piuttosto a mente che un pontefice illustre, come Paolo VI, aveva già definito i limiti d'intervento del medico e della medicina, indicando la soglia invalicabile in "una vita in condizioni di essere umanamente e compiutamente vissuta".
mercoledì 18 febbraio 2009
Contro il fondamentalismo politico, una poesia di Thomas Merton
Pazienza. Occorre esercitare la compassione nei confronti di simili sventurati fanatici, che si comportano come gl'indiani d'america di fronte ai doni di palline di vetro dei conquistatori.
A costoro dedico una poesia religiosa di Thomas Merton, che cercava la verità e l'assoluto tra mille pericoli, ansie, incertezze, rendendosi conto che il cammino è arduo e irto di difficoltà (altro che slogan e ricette stregonesche, come quelle dei fondamentalisti d'oggi, i quali, mentre invocano" giustizia e libertà", sono pronti a realizzare un nuovo totalitarismo).
Ora, da buon laico, io ascolto ogni voce, ed anche le preghiere, che non sono più di moda, ma che aiutano a riflettere sulla vita, più dei comizi, urlati o no, dei partitanti.
Thomas Merton ebbe rapporti di amicizia anche con il Dalai Lama, il quale nutrì nei suoi confronti grande stima e profonda considerazione.
« Io, Signore Iddio, non ho nessuna idea di dove sto andando.
Non vedo la strada che mi sta davanti.
Non posso sapere con certezza dove andrò a finire.
Secondo verità, non conosco neppure me stesso
e il fatto che penso di seguire la tua volontà non significa che lo stia davvero facendo.
Ma sono sinceramente convinto che in realtà ti piaccia il mio desiderio di piacerti
e spero di averlo in tutte le cose, spero di non fare mai nulla senza tale desiderio.
So che, se agirò così, la tua volontà mi condurrà per la giusta via,
quantunque io possa non capirne nulla.
Avrò sempre fiducia in te,
anche quando potrà sembrarmi di essere perduto e avvolto nell'ombra della morte.
Non avrò paura,
perché tu sei con me e so che non mi lasci solo di fronte ai pericoli. »
(Tomas Merton, Preghiere)
Io ti loggherò
Non so se termini come "taggare", "loggare," e via dicendo, siano entrati nei vocabolari della lingua italiana. E' certo però che la loro introduzione nel linguaggio corrente ormai è avvenuta più o meno subdolamente.
Pur essendo non proprio un novellino del web, confesso che questi neologismi (a voler essere buoni) mi fanno una strana impressione.
Le prime volte, di fronte all'oscurità completa del loro significato, rimanevo interdetto.
Ritraevo dalla loro pronuncia sensazioni inquietanti. Strane reazioni avvenivano nel mio subconscio, mentre provavo lentamente a coniugare questi “verbi non verbi” al presente, al passato, al futuro, e provavo ad immaginare che cosa potessero pensare degli ipotetici interlocutori a sentirsi apostrofare, per esempio, con un imprevedibile e minaccioso" io ti loggherò" ovvero con un vagamente ricattatorio " ti ho loggato!", quasi simile, per le orecchie di uno sprovveduto, a "ti ho visto furfante, ora dovrai fare i conti con me!".
E poi, un'ansia da prestazione rendeva alcune giornate estremamente stressanti, nel far fronte al dilemma “taggo, non taggo?”, riflettendo sulle conseguenze, comunque importanti, di una scelta tra l'una o l'altra soluzione, mentre il dubbio amletico, implacabile, continuava a tormentare il mio animo.
Se taggo, mi adeguo al malvezzo comune, pensavo. Se non taggo sono un pedante misoneista, che rischia l'isolamento, soggiungevo.
Che fare?
E' ancora presto per fare scelte di campo così nette.
E dire che parole nuove od inusitate, a volte, trovano pieno accoglimento nel mio lessico, senza colpo ferire né lunghi indugi.
Adottare il fortemente polemico "isterizzare", per me, è stato pefettamente naturale, tanta è la carica violenta e dissacrante contenuta in esso.
Un'istintiva simpatia mi porta a utilizzarlo di fronte ad ogni spettacolo individuale o collettivo di fanatismo ideologico, di miserabile malvagità mentale, di stupidità dei singoli o delle masse: lo trovo, in certe situazioni, molto appropriato ed efficace.
Come concludere, dunque, questo discorsetto sui cambiamenti del linguaggio indotti da internet?
Molto semplicemente consiglio a me stesso di aspettare.
E' meglio assuefarsi.
Poco alla volta, come nel famoso esercizio di Mitridate, quel tanto di velenoso che riuscirò ad assimilare, un bel giorno mi consentirà di raggiungere l'atarassia anche nei confronti delle trasformazioni ineluttabili della nostra lingua.
Mi sembra tutto sommato un logghevole intento.
domenica 15 febbraio 2009
Anoressia dello Stato e bulimia legislativa
Le denunce della Procura generale della Corte dei Conti, all'inizio dell'anno giudiziario, sono impietose, ma non costituiscono una novità. Il ministro Brunetta a proposito di uno dei vari scandali denunciati dalla magistratura contabile ha preannunciato un'inchiesta per accertare la trasparenza o no della pubblica amministrazione, che pare sostanzialmente negata nella prassi quotidiana degli uffici.
D'altro canto sulla correttezza delle procedure seguite dall'agenzia di riscossione, la famosa Equitalia spa, la corte medesima avanza seri dubbi nel momento in cui riconosce che i crediti incassati sono aumentati.
Sono curiosamente dei segnali inquietanti che si aggiungono alla scoperta di truffe di vario tipo nel sistema sanitario nazionale, per non parlare delle altre malefatte, che hanno ormai ridotto lo stato ad una specie di gruviera dove i topi allignano e crescono con velocità esponenziale, senza che alle lagnanze seguano i rimedi.
In Italia esistono da decenni cahier de dolèance lunghi quanto la penisola, sui quali i governi scorrazzano tranquillamente senz'assumere adeguate iniziative.
Il povero Ministro per le riforme avrà i mezzi per tentare di approntare qualche ammodernamento, quando la prima elementare constatazione è la proliferazione di norme e la scarsa o nulla applicazione concreta da parte di un'imbelle classe dirigente pubblica e dei piccoli e grandi burosauri, che non sanno o sanno troppo bene come trascorrere le loro giornate, traendo benefici dalla comoda posizione di chi non deve render conto a nessuno con la sicumera di farla franca, per la lentezza e gli alti costi della giustizia ordinaria.
L'Italia è la culla del diritto, ma soffre di bulimia da decenni. Intento lodevole sarebbe quello di eliminare quelle inutili, quelle frutto di accordi di lobby e quelle clientelari. In questo senso speriamo non si riveli un'illusione il tentativo del governodi potare i rami secchi della legislazione repubblicana e di quella precedente, coordinando le normative più importanti in appositi testi unici divisi per materia.
Ma la proliferazione incontrollata di provvedimenti di vario genere ha reso il sistema tanto più deprecabile quanto più andava, consolidandosi nel tempo, generando confusione e incertezza nei cittadini.
I principi di un moderno stato di diritto contemplano poche leggi ma buone e, soprattutto, la loro corretta applicazione da parte dei funzionari pubblici.
Costoro nella giungla attuale hanno spesso l'agio di farne un uso improprio e distorto, interpretando il loro ruolo non già come servitori del cittadino, ma come tanti piccoli satrapi presuntuosi, arroganti e prepotenti.
L'Italia è una Repubblica fondata sulla burocrazia e questa è costituita da vassalli, valvassini e valvassori. come nel feudalesimo.
sabato 14 febbraio 2009
Fausti pensieri: "Tempus fugit"
martedì 3 febbraio 2009
Traccheggiare
Nel mondo intellettuale poi lo è ancora di più, perché al timore di essere isolati si aggiunge il senso di colpa per avere dissentito violando la regola dell'omertà, che vige tra coloro che hanno contratto un vincolo indissolubile per entrare in una società massonica.
Risale ad alcuni anni fa l'impressione sgradevole che trassi dall'alleanza semi-silenziosa tra alcuni giornalisti, anche di spicco, i quali si trovavano riuniti lontano dalla sede del loro giornale per condurre, da inviati speciali, un'inchiesta sul banditismo in Barbagia.
A vederli assisi allo stesso tavolo di ristorante a scambiarsi notizie e interpretazioni della vicenda c'era da rimanere allibiti: destra sinistra centro, confusi in un unico calderone a bollire uniformemente, per offrirsi in pasto al pubblico, senza differenza di sapori, senza dissapori.
Erano tutti raggruppati nella confraternita o corporazione e tra loro vigeva la regola uno per tutti, tutti per uno, salvaguardando solo l'apparenza di una diversa coloritura ideologica.
Ora, non c'è da meravigliarsi che tra gente di cultura e fieri pensatori ci sia un vicendevole assenso a non esagerare nei giudizi e a cercare un modus in rebus in cui il principio dominante è il traccheggio.
Non voglio dire che il fair play debba essere abbandonato ed il dialogo tra persone di diverso orientamento non sia auspicabile, per ritrovarsi a brandire la clava, affidandosi alla legge della giungla.
Ma c'è un limite a tutto.
Sarei un illuso se credessi alla ricerca della verità e alla difesa della stessa a spada tratta.
La democrazia è il regime migliore rispetto a tutti gli altri, ma fa convergere verso il compromesso. E' lo scotto che si deve pagare alla pace sociale, che impone anche il rispetto di alcuni tabù e di diversi luoghi comuni, per assicurarsi la sopravvivenza ed alcuni benefit legati alla professione intellettuale.
Io ti attacco, ma non troppo. Faccio finta di oppormi, ma in realtà ti strizzo l'occhio.
Tutto a condizioni di reciprocità.
La libertà è meravigliosa ma irraggiungibile nella sua pienezza e la censura esiste anche nei sistemi liberali, per garantire comunque la stabilità del potere e la continuità della distinzione tra "governanti e governati", anche se la circolazione delle elites non avviene secondo i criteri di una buona selezione, favorendo piuttosto la vittoria della mediocrità.
In questo panorama, acquistano quindi maggior rilievo le figure di quei pochi che riescono a esprimere le proprie idee, senza camuffamenti, mezze frasi, ammissioni parziali (per rimanere comunque nel giro).
Casi limitati che però ci confortano nel riflettere sul destino della libertà.
L’esistenza di scrittori, tanto per fare un esempio recente, come Gian Paolo Pansa, fa ben sperare sulla possibilità di vedere riunite le qualità dell’intelligenza e del coraggio, nell’affrontare temi spinosi, cantando fuori dal coro, uscendo illesi dalla violenza morale, dal dileggio, dalla condanna e l’aggressione del branco.
Ci sono, vivaddio, delle eccezioni al traccheggiare dei tanti don Abbondio, che aspirerebbero a divenire maitre à penser, ma che sono solo pallidi replicanti, vittime delle proprie irredimibili debolezze.
mercoledì 28 gennaio 2009
Di Pietro's decadence
Da che cosa nasce quest'impressione?Proprio dal tono minaccioso e dagli argomenti grossolani, tipici degli atteggiamenti di Santoro e Travaglio, ai quali il leader dell'IDV ha voluto in piazza dare manforte, sperando in qualche improbabile ricompensa mediatica, trincerandosi dietro il solito paravento dell'indipendenza della magistratura a cui quasi nessuno presta molta attenzione ormai dopo la sequela di scandali che hanno colpito il terzo potere.
L'aggressività è sempre un segnale di debolezza e è facile intuire che le vicende della Procura di Napoli, la sconfessione politica del figlio Cristiano e gli opachi rapporti di Mautone con politici, imprenditori e portaborse hanno indebolito fortemente la posizione dell'intemerato giustizialista, il quale forse teme gravi contraccolpi alla sua immagine all'esito delle inchieste giudiziarie in corso.
Il fiuto di Tonino e la sua proverbiale astuzia contadina questa volta non hanno funzionato a dovere e provocheranno un isolamento politico nello schieramento del centrosinistra.La simpatia che potrà raccogliere nelle frange della sinistra radicale e d antagonista sono di effimera durata e non l'aiuteranno sul piano del consenso elettorale. In questi ambienti la figura del p.m. è tutto sommato marginale anche se utile per il movimentismo extraparlamentare per acquisire un po' di visibilità, ma egli non è considerato un personaggio rappresentativo del leninismo di ritorno. E quindi? Gli spazi si restringono e quando non sarà più utile la sua funzione contestatrice, il povero onorevole sarà liquidato col solito cinismo estremista.Il declino è ormai iniziato e sarà difficile fermarlo.
domenica 11 gennaio 2009
Ballando con Sgarbi
Avevamo qualche dubbio sulla tenuta della Carlucci, dopo le penose comunicazioni pubblicitarie, alla presenza dei pargoli, per una nota marca di burro , privo dei soliti grassi, ma l'annuncio della metamorfosi di Sgarbi è degno della migliore commedia all'Italiana.