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'Io stesso sono un anarchico ma di un tipo diverso'

Mahatma Gandhi

venerdì 29 agosto 2008

Delicatezza


E' un termine scarsamente utilizzato quando si parla di rapporti umani, ormai.
Ci sono uomini e donne delicati, riferendosi ad una certa qualità d'animo.
Ma se ne parla sommessamente, quasi ad indicare una parola compromettente o poco corretta.
Naturalmente a tutti può capitare di essere, a volte, poco delicati, nei confronti dell'altro o degli altri.
La dote, frutto dell'educazione, della sensibilità maturata nel tempo, ma anche di attitudine spontanea, ha poco a che fare con la cultura.
Anzi spesso sono le persone definite colte ad esserne sprovviste, quando il senso di sé prevale su tutto il resto e si pensa di possedere la verità.
Quando si commettono errori di valutazione e comportamento, esse non se ne avvedono o non se ne danno conto, reputando che siano gli altri a doversi emendare.
Se si è delicati, si è scrupolosi e, prima o dopo, ci si accorge di aver sbagliato e si cerca di rimediare.
Altrimenti, l'indelicatezza non si nota neppure.

domenica 24 agosto 2008

I nostalgici dell'ancien regime



Non è facile vedere riuniti tanti personaggi illustri come è accaduto a "Cortina incontra" per dibattere un tema importante come la democrazia.
Chi avrebbe pensato di sentire alcuni professori universitari e politologi molto noti come Fisichella e Pasquino, Passigli e Panebianco, moderati da un ex ministro come Cirino-Pomicino, detto Geronimo, sotto la guida dell'ineffabile Enrico Cisnetto, uno degli organizzatori di tal genere di appuntamenti culturali nella degna cornice della celebre località turistica?
E' accaduto ed ha messo in luce come per la maggior parte di questi convenuti illustri e benemeriti, ormai, lo sguardo debba rimanere fisso al passato, come stagione quasi pefetta, per esprimere classi dirigenti insuperate, in confronto all'attuale mediocrità della classe al potere attualmente in Italia.
Non abbiamo né il tempo né la voglia di approfondire gli argomenti piuttosto banali, esposti dai cattedratici e dall'ex ministro, ma abbiamo notato che, ad eccezione di Panebianco, essi sono semplicemente dei nostalgici della prima Repubblica, caduta sotto i colpi di "mani pulite", nate, non per caso, dalla corruzione generalizzata di quasi tutti i partiti al potere a quel tempo.
Piangere il morto non era proprio il caso, anche se per gl'intervenuti c'era un motivo d'orgoglio personale a non voler accettare la situazione presente, caratterizzata da una società politica in movimento, dopo la distruzione delle ideologie e dei partiti del passato.
Avevano per lo più perso il cadreghino di onorevole o senatore alle ultime elezioni.

giovedì 21 agosto 2008

I grandi spiriti




Se non andiamo errati era Niccolò Machiavelli che la sera, al termine della sua giornata di lavoro, smessi i panni della fatica, s'intratteneva in piacevole colloquio con qualche grande spirito dell'antichità, per rinnovare ed arricchire il proprio animo, immerso fin troppo nelle dure tempeste della politica e nelle inevitabili compromissioni delle relazioni interpersonali, nelle ore precedenti.
Ma tutti capiscono la differenza tra un dialogo in latino con Tito Livio, ancora possibile al tempo dello scrittore fiorentino e quello che a noi post-moderni è dato intraprendere pur con i mezzi tecnologici avanzati, messi a disposizione del progresso, come TV o Internet.
Provate ad entrare in contatto con i mostri contemporanei del giornalismo o della letteratura o del mondo universitario, anche soltanto assistendo in diretta a "Cortina Incontra"e vi accorgerete subito che i dialoghi non sono più possibili.
Prendete un qualsiasi guru contemporaneo e fatelo parlare con altri tre o quattro suoi colleghi, con l'inframmezzo di qualche giornalista à la page e l'incantesimo di quel nome, celebre e saggio, svanirà.
Questi maestri, benché contemporanei, sono universalmente riconosciuti come formatori dell'opinione pubblica, lucidi interpreti del mondo e degli avvenimenti più importanti, ma a Cortina non sono più gli stessi.
Sarà la diretta, il clima vacanziero, il bagno nella piccola folla convenuta sotto il tendone estivo stile meeting riminese, ma dalla parola scritta alla performance in pubblico, da giganti si trasformano in pigmei.
E' una sorta di cartina di tornasole il dibattito organizzato su temi di grande importanza politica o culturale da Enrico Cisnetto.
E il più delle volte, se non tutte, i grandi spiriti del nostro tempo si fanno catturare dalla vanagloria, dal narcisimo, dalla volontà di potenza nel senso più deteriore del termine, e si atteggiano e parlano come dei assisi nell'Olimpo.
Ma il palco dove si siedono non è la sede divina, ci sono piccole poltrone, che al termine dello spettacolo vengono portate via in tutta fretta, lasciando vuoto il tavolato.
Gli ospiti ne escono sminuiti, ridotti ad una materia troppo umana ed effimera, e le loro parole si perdono nel vuoto, tanto sono prevedibili e banali.
La rassegna di luoghi comuni cui danno luogo, senza creare spazio ad un pensiero originale, ma solo ad autocitazioni e ad autoreferenzialità sfacciata, generano reazioni di ripulsa e noia, se non di commiserazione.
E' come guardare dal buco della serratura le debolezze ed i difetti che la kermesse scatena impunemente, e la gente si rende conto di quanto piccoli siano questi spiritelli.
Altro che Tito Livio. Solo fuochi fatui che fanno constatare la povertà intellettuale ed umana delle nostre classi dirigenti
.

mercoledì 20 agosto 2008

La Via







Aiutato dalla brezza marina la sera leggo alcune pagine del Tao.
E' un'utile lettura estiva, perchè richiama alla mente le distinzioni tra l'effimero ed il permanente.
Mi sono imbattuto in queste frasi che invitano alla riflessione ed alla ricerca di una risposta alla domanda finale.
Le trascrivo perché alla ricerca della strada, o via, siamo un po' tutti e un po' tutti vorremmo conoscere quella che va seguita.

Ecco il brano del Tao:


"La via che può essere espressa differisce dalla via perenne"

"La via è che è vera via non è una via costante"

Questo indica il Tao per domandare: " se la via perenne è la vera via, la vera via come può essere insieme costante ed
incostante?"

mercoledì 13 agosto 2008

Una domanda al Premier ed al Ministro Brunetta


A "Cortina Incontri", in occasione della presentazione della "Deriva", Il giornalista Gian Antonio Stella esponeva il caso Tirrenia: la società di navigazione perde 73.000 euro a dipendente.
Insomma, un altro disastro, come Alitalia. Se n'è parlato in passato, non è una novità.
Il Presidente di dette linee di navigazione, Franco Pecorini, è alla guida del gruppo da 24 anni, 24.
E' passato indenne sotto la prima e la seconda repubblica, godendo del favore di tutti i governi di qualsiasi colore.Ora, mentre si tenta di eliminare il deficit pubblico, non si sa nulla delle cure che il governo intende intraprendere nei confronti di un soggetto economico, divenuto con gli anni un potentato, che spende disinvoltamente il denaro dei contribuenti senz'aver mai, dico mai, garantito un servizio efficiente per gli utenti.
Si domandava Stella e noi lo chiediamo, come cittadini, al Premier ed al Ministro Brunetta: come mai il Signor Presidente della "Tirrenia", responsabile o corresponsabile dello sfacelo della compagnia di navigazione, è stato riconfermato nella carica per ulteriori tre anni ?

Il fiore



Cogli questo piccolo fiore e prendilo. 
 

 
Non indugiare! Temo che esso appassisca e cada nella polvere.
 
 Non so se potrà trovare posto nella tua ghirlanda ma onoralo con la carezza pietosa della tua mano - e coglilo. 

 Temo che il giorno finisca prima del mio risveglio e passi l'ora dell'offerta. 


 Anche se il colore è pallido e tenue è il suo profumo serviti di questo fiore finché c'è tempo - e coglilo.  
 
  
(Tagore)  

domenica 10 agosto 2008

Alexander Solgenitsyn






La scomparsa di Solgenitsyn lascia un vuoto immenso nella cultura internazionale. 
Nonostante il silenzio avvolgesse ormai la sua figura, da quando rientrato dall'America aveva trovato nella Russia di Putin una nuova collocazione politica, a sostegno del nazionalismo e del ritorno alla tradizione religiosa ortodossa, in antitesi con le teorie economiciste e materialiste, sia marxiste che capitaliste, rappresentava comunque un simbolo per milioni di europei, che si erano ritrovati privati di tutte le libertà sotto la dominazione sovietica, fino al crollo del muro di Berlino. 

Superfluo dire che i suoi libri avevano alimentato la resistenza contro il regime e le testimonianze raccolte con Arcipelago Gulag costituivano un atto d'accusa inesorabile contro il comunismo al potere.

Ad 89 anni la sua perdita lascia un solco tracciato, per quanti si oppongono al pensiero unico e globalizzante e pensano ad alternative da affrontare dialetticamente, per trovare soluzioni adeguate ai tempi contraddittori, che il mondo sta vivendo.

Le smisurate ricchezze, le povertà abissali, le dittature sanguinarie, il materialismo, l'anelito verso il trascendente. Tutti questi temi non hanno trovato analisi e soluzioni adeguate con nessuna delle ideologie del secolo scorso.

Il monito lanciato dallo scrittore contro i pericoli derivanti dalla omologazione, dalla scomparsa delle identità nazionali, anche ammantato da una visione ingenua e semplificatrice di un nuovo imperialismo russo, come balaurdo per la difesa dell'uomo cristiano antico, servirà a far riflettere sulla necessità di non accogliere passivamente il cosiddetto progresso economico indefinitamente inteso.

Onore a Solgenitsyn ed al suo coraggio di intellettuale controcorrente.


mercoledì 6 agosto 2008

Protesti chi vuole


Avevamo ammirato la presa di posizione di Sarkozy e la sua intenzione di non essere presente all'inaugurazione dei giochi olimpici.

Poi, anche Lui è riuscito, con una giravolta, ad allinearsi e, tutti insieme, i paesi, cosidetti liberi dell'Occidente, saranno in mostra, in nome della fratellanza dello sport.


Quale fratellanza e quale sport?


Pura ipocrisia. I giochi sono un grosso affare economico e politico, checché ne dica il nostro comitato olimpico.


Si pensa veramente che la Cina si sia attrezzata per le Olimpiadi di Pechino in omaggio allo sport o per affermare di fronte al mondo la propria immagine di superpotenza mondiale in ascesa?

Andiamo. Ci vorrebbero meno sepolcri imbiancati e un po' più di coraggio nell'affrontare la verità, anche in ambito sportivo, dove un esame di coscienza serio ed approfondito proprio non guasterebbe, visti i casi atleti dopati, che anche da noi affiorano troppo frequentemente.


Forse qualcuno dei leader, invitati all'inaugurazione, accennerà timidamente ad un ma e ad un se, a favore del martoriato Tibet, un piccolo accenno, come un minuetto, per non perdere la faccia di fronte al proprio paese, ma poi tutto finirà in una bolla di sapone.


La Cina, comunque, avrà vinto e continuerà a dominare sui popoli oppressi oggi come ieri.
Ci vuole ben altro che un dito alzato all'ultimo momento per cambiare la politica di una potenza imperiale.
Ancora una volta sarà confermato l'antico detto, secondo cui C'èst l'argent qui fait la guerre.

Se anche il Presidente della Repubblica francese, oltre a Bush, saranno sul palco, che cosa potevamo permetterci noi, che vediamo contraffatti i pomodorini di Pachino dai cinesi ? qualcuno dirà.

Ed infatti.
Tutti c'inchiniamo, per ossequio alla realpolitik, come d'altronde fecero tutti alle Olimpiadi svoltesi in Germania in pieno regime nazista.
In fila perfetta.
Pechino 2008 vale Berlino del 1936.
Le coscienze dell'Occidente sono sopite, anzi sono in coma profondo.
E' bastato osservare com' è stata commemorata la scomparsa di Solgenitsyn in America ed in Europa per rendersene conto.

Un personaggio scomodo, che in maniera anche cruda ha saputo indicare i mali della nostra civiltà, in nome della tradizione religiosa dell'antica madre Russia, è solo una cattiva coscienza da tacitare in fretta.

Quello scrittore era diventato pazzo, insinueranno i bravi democratici...

Ma chi crede di essere questo vecchio paranoico, che osa - dopo esservisi rifugiato - criticare la nazione americana, ritenendola asservita all'economicismo, ponendola sullo stesso piano di assenza spirituale dell'antagonista sovietica, schiava del materialismo ateo?

E volete che gli Stati, dove vige un regime di libertà, s'impegnino a lottare per il Dalai Lama ed il Tibet, colonizzato da oltre un cinquantennio, dove si consuma un genocidio quotidiano?

Scherziamo?

Protesti chi vuole e che la Storia faccia il suo corso.

sabato 2 agosto 2008

Coup de théatre







Il Sindaco di Capo d'Orlando, Comune siciliano in provincia di Messina, non ha trovato di meglio, per rinfrescare le serate dei suoi concittadini, che procedere a colpi di piccone alla demolizione della targa di una piazza, dedicata a Garibaldi.

I motivi sono stati esposti alla piccola folla di convenuti, davanti alla televisione ed hanno trovato l'approvazione del presidente del movimento autonomista Raffaele Lombardo, che avrebbe in mente la secessione dell'isola, dopo aver contribuito alla vittoria del centro-destra.

Ora, per chi abbia avuto la ventura di conoscere un po' la Sicilia ed i siciliani, è noto che una delle qualità di quel popolo è la grande capacità di recitare.
Lo diciamo, asetticamente, perché abbiamo un profondo legame affettivo con la terra di Sciascia, di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, oltre che di Pirandello ed apprezziamo molti siciliani onesti e patrioti, veri aristocratici, generosi e splendidi amici.

Quella del primo cittadino del piccolo centro del messinese è una perfetta interpretazione, che forse porterà qualche quattrino in più nelle casse comunali visto il consenso del Governatore della Regione.

Prendersela con lo Stato unitario e con Garibaldi in fondo non costa nulla, non comporta nessun rischio nell'italia sfilacciata di oggi, neppure una denuncia per danneggiamento e, magari consente di non tagliare spese inutili, come il Governo nazionale cerca di fare per rimediare, in qualche modo, al pauroso deficit di bilancio.

Perché, vedete, molto spesso, dietro questi gesti clamorosi (si fa per dire) c'è un interesse economico, legato ai piccioli.
Non abbiamo prove dirette, ma siccome l'aria che tira in Trinacria è quasi sempre quella, è molto probabile che la protesta si risolverà con l'allentamento del cordone della borsa.

Ora, però quel meraviglia di più in questo teatro dei pupi, è l'atteggiamento di Raffaele Lombardo, il quale ha facile gioco, nascondendosi dietro due spesse lenti nere, a non far capire a noi che cosa vuole esattamente con il suo editto separatista, a margine dell'atto di vandalismo.

Vuole ricongiungersi, per caso, all'America e alla grande mafia statunitense, come ai tempi del secondo dopoguerra o, magari, vorrebbe essere annesso alla Libia di Gheddafi?

E' convinto veramente che con la separazione dall'Italia, ritornerà la Magna Grecia o magari Federico II?

Che cosa si è messo in testa il Bossi del sud ?
Che la sua isola può produrre ricchezza e posti di lavoro, togliendosi il giogo di Roma?

Perchè non va avedere quanto denaro pubblico è stato dilapidato in Sicilia, grazie alle provvidenze statali e quanto guadagnano i dipendenti regionali, produttivi a giorni alterni, e poi vedrà che margini d'investimento rimangono per l'autonomia e lo sviluppo economico con le sole forze dell'isola.

Insomma, ci dica che pesce è Raffaele lombardo: si tolga lenti affumicate, che ricordano troppo le caricature del padrino e ci guardi negli occhi e parli chiaro: è un tonno, uno squalo, una gallinella, un gigione o un delfino?

Nel frattempo mediti sulla frase che Peppino Garibaldi pronunciò, affacciandosi davanti alla folla acclamante dei romani, ai tempi del triumvirato: Italiani siate seri!
Siciliani siate seri!