Una volta era privilegio di pochi definirsi buddhisti. Una certa ritrosia condizionava la scelta di dichiararsi di una religione diversa dalla cattolica, anche tra le personalità di rango.
Oggi c'è per fortuna maggiore libertà di culto e non culto.
In compenso è aumentata la confusione.
Quando uno studioso come Tucci (stando a quanto riferiscono i suoi allievi) affermava di essere diventato buddhista per seguirne la dottrina etica, in quanto, in questo modo, era tutto “più semplice e si sentiva più libero”, in realtà non indicava una via spirituale, una speculazione profonda del pensiero, ma un’opzione tra le varie morali.
Ora, da un personaggio di tale levatura, che ha fatto conoscere in Occidente, fra l’altro, il Tibet ed il suo spirito religioso, conducendo ricerche benemerite e dirigendo l’Istituto per L’Asia e l’Africa, uno strumento di collaborazione ed amicizia, oltre che di affinamento di conoscenze culturali tra l’Italia e l’Oriente, ci si sarebbe aspettato di più nei riguardi di lettori ed ammiratori, i quali, conservando ampia libertà di condividere idee, giudizi, valutazioni, si attendono peraltro contributi di valore scientifico, più che la descrizione di episodi legati ad esperienze personali, da mantenere, più correttamente, in un ambito riservato, in quanto nulla aggiungono al patrimonio intellettuale ereditato dal Maestro.
Ma tant'é.
Non bisognerebbe confondere la vita privata con quella pubblica, proprio per non dare adito ad equivoci, ambiguità, distorsioni.
Ed invece spesso s'intersecano i due aspetti e si dà luogo ad un quadro non propriamente compiuto del soggetto, né dei risultati acquisiti dalla sua operosa attività, con il rischio di sminuirne il valore e l’immagine per rendere noti piccoli eventi, cronachette di scarso rilievoo aneddoti comunque legati ad aspetti particolari della sua vita e personalità, più adatti a chiacchiericci da salotto che non a panorami estesi o alte vette di montagna, cioè i luoghi preferiti dell’autore.
Ancora oggi, c'à chi interpreta il buddhismo come una raccolta di norme comportamentali, sostanzialmente svincolato da una visione religiosa e chi lo vive come ideale mistico.
Senza considerare che per molti seguaci occidentali è una sorta di via consolataria ai mali delle società progredite economicamente od anche un'attrattiva intellettuale o perfino una moda.
Non penso, comunque, per chiunque segua, con intima convinzione, le regole del buddhismo, anche soltanto come insegnamento morale, sia senza ostacoli e difficoltà applicarne i precetti.
La semplicità in questo campo non esiste.
Oggi c'è per fortuna maggiore libertà di culto e non culto.
In compenso è aumentata la confusione.
Quando uno studioso come Tucci (stando a quanto riferiscono i suoi allievi) affermava di essere diventato buddhista per seguirne la dottrina etica, in quanto, in questo modo, era tutto “più semplice e si sentiva più libero”, in realtà non indicava una via spirituale, una speculazione profonda del pensiero, ma un’opzione tra le varie morali.
Ora, da un personaggio di tale levatura, che ha fatto conoscere in Occidente, fra l’altro, il Tibet ed il suo spirito religioso, conducendo ricerche benemerite e dirigendo l’Istituto per L’Asia e l’Africa, uno strumento di collaborazione ed amicizia, oltre che di affinamento di conoscenze culturali tra l’Italia e l’Oriente, ci si sarebbe aspettato di più nei riguardi di lettori ed ammiratori, i quali, conservando ampia libertà di condividere idee, giudizi, valutazioni, si attendono peraltro contributi di valore scientifico, più che la descrizione di episodi legati ad esperienze personali, da mantenere, più correttamente, in un ambito riservato, in quanto nulla aggiungono al patrimonio intellettuale ereditato dal Maestro.
Ma tant'é.
Non bisognerebbe confondere la vita privata con quella pubblica, proprio per non dare adito ad equivoci, ambiguità, distorsioni.
Ed invece spesso s'intersecano i due aspetti e si dà luogo ad un quadro non propriamente compiuto del soggetto, né dei risultati acquisiti dalla sua operosa attività, con il rischio di sminuirne il valore e l’immagine per rendere noti piccoli eventi, cronachette di scarso rilievoo aneddoti comunque legati ad aspetti particolari della sua vita e personalità, più adatti a chiacchiericci da salotto che non a panorami estesi o alte vette di montagna, cioè i luoghi preferiti dell’autore.
Ancora oggi, c'à chi interpreta il buddhismo come una raccolta di norme comportamentali, sostanzialmente svincolato da una visione religiosa e chi lo vive come ideale mistico.
Senza considerare che per molti seguaci occidentali è una sorta di via consolataria ai mali delle società progredite economicamente od anche un'attrattiva intellettuale o perfino una moda.
Non penso, comunque, per chiunque segua, con intima convinzione, le regole del buddhismo, anche soltanto come insegnamento morale, sia senza ostacoli e difficoltà applicarne i precetti.
La semplicità in questo campo non esiste.
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