Alberto Mingardi plaude al piano del Ministro per la Funzione Pubblica che si ripromette di risparmiare 40 miliardi dal suo piano di ammodernamento dello Stato con i tagli dei rami secchi e l'introduzione di criteri di efficienza privatistica.
Egli scrive:"Sulla riforma della pubblica amministrazione, si vedrà quanto è un mito, e quanto invece triste realtà, l'ipotesi di lavoro della irriformabilità dell'Italia. Non c'è settore in cui il cancro italiano sia pronunciato e grave quanto la pubblica amministrazione. La malattia dell'Italia è lo Stato. E purtroppo non è da altrove rispetto allo Stato che possa cominciare la guarigione".
Sono toto corde convinto della necessità di attuare il progetto di riforma del neo-ministro.
Superfluo, quasi, ripetere che in Italia c'è troppo statalismo, senza un minimo ormai di senso dello Stato, di quel che un tempo era il principio irrinunciabile per ogni suo servitore piccolo o grande che fosse, costituito da un patrimonio di regole rigorose e di uomini dai comportamenti ineccepibili, vago ricordo dell'Italia post-risorgimentale.
Temo però che l'esimio Prof. Brunetta si troverà a mal partito senza supporti "culturali" adeguati ed un'univoca volontà di Governo.
Le sue esperienze in campo privato e nell'ambito dell'Università non bastano.
I Ministeri (per non parlare delle Regioni e degli altri Enti locali: ma andiamo per gradi...) sono uno Stato nello Stato ed occorre una vera rivoluzione reganiana per smantellare privilegi, sinecure, incrostazioni corporative e cominciare a riformare sul serio, cioè dalle fondamenta, la pubblica Amministrazione, divenuta terra di conquista della partitocrazia ormai da decenni.
Il Ministro scelga, per ogni settore, un dirigente di fiducia, che conosca la macchina del proprio dicastero e sia disponibile a collaborare per mutare radicalmente la situazione.(Non m'illudo che ci siano tanti Bertolaso, ma persone dello stesso stampo, a cercare bene, credo se ne trovino).
Inoltre non si accontenti della "facciata".
Di false liberalizzazioni ne abbiamo avute fin troppe, a cominciare dalle Poste, ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Nel contempo predisponga una strategia a lungo termine, che preveda, la nascita di un soggetto come L'ENA francese,un'apposita scuola formativa e selezionatrice per i futuri dirigenti o manager pubblici.
In Italia, nonostante imperfezioni e lacune,ed il degrado generale, ancora funzionano i Seminari dei religiosi e le Accademie militari, che costituiscono ancora un'accettabile modello per ridare senso compiuto alle Istituzioni, una volta liberate dalla burocrazia e dal sovraffollamento.
Un'impresa difficile ed ardua, irta d'ostacoli e di tranelli, ma coraggio Prof. Brunetta!
Nel contempo predisponga una strategia a lungo termine, che preveda, la nascita di un soggetto come L'ENA francese,un'apposita scuola formativa e selezionatrice per i futuri dirigenti o manager pubblici.
In Italia, nonostante imperfezioni e lacune,ed il degrado generale, ancora funzionano i Seminari dei religiosi e le Accademie militari, che costituiscono ancora un'accettabile modello per ridare senso compiuto alle Istituzioni, una volta liberate dalla burocrazia e dal sovraffollamento.
Un'impresa difficile ed ardua, irta d'ostacoli e di tranelli, ma coraggio Prof. Brunetta!
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