E' stato un bel colpo di teatro quello del Quirinale, adatto ai tempi che viviamo.
Se non altro Benigni incarna il cambiamento ideologico della piazza per così dire nazional- popolare, quella che, imbevuta di cultura post marxista e gramsciana, ha scoperto a modo suo la patria.
Un revirement considerato impossibile fino a pochi anni orsono e realizzabile solo grazie all'elezione di un comunista doc come Napolitano.
Non so se ci si debba rallegrare o sghignazzare alla vista di un comico,il quale dopo aver recitato Dante davanti a milioni di telespettatori, ignorando la natura profondamente reazionaria ed imperialista del Poeta, ha voluto celebrare il Pantheon del nostro risorgimento, espungendolo da richiami monarchici e cavouriani.
Limitiamoci a guardare lo spettacolo,considerandolo come un passo obbligato per incorniciare il minimalismo politico ed etico del regime partitocratico, durante il quale sono andati ad ingrossare l'esercito dei politicanti- comici quasi tutti i rappresentanti del popolo, saldamente incollati alle loro poltrone dal dopoguerra ad oggi.
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