I miei amici Hunkapi ( http://blog.libero.it/HUNKAPI/) mi hanno segnalato la grave situazione del popolo Sioux, che - a furia di stenti e di emarginazione della propria cultura- ha recentemente dichiarato di voler rinunciare alla cittadinanza U.S.A. per riunirsi in uno Stato indipendente invocando la costituzione americana.
E’ grave dover constatare che queste nobili comunità di pellerossa siano ormai allo stremo delle forze e rischino l’estinzione.
Anche questa è una forma di genocidio, meno appariscente e violenta, ma sempre condannabile come quella dei tibetani e di altre minoranze etniche, che per diritto naturale avrebbero dovuto conservare i propri spazi, la propria autonomia, la propria identità.
In una nazione reputata civile baluardo delle libertà, nella quale anche il Dalai Lama ha trovato accoglienza amichevole e solidale, a dispetto delle relazioni diplomatiche con la Cina, è possibile che non si trovi un accordo per proteggere i legami con i nativi, parte integrante della storia di quel Paese?
La globalizzazione perpetra delitti esecrabili nei confronti di etnie indifese ed incapaci di sottomissione alla legge della mercificazione postindustriale, senza che si possa fare niente?
Io faccio quel che posso volentieri, dando una mano agli Amici degl’indiani d’america. Fatelo anche voi. Inviate una testimonianza di solidarietà.
Nel segno di una tradizione di coraggio e lealtà, di attaccamento alla terra e alla natura e all’umanità, caratteristica indelebile dei Lakota, ma rintracciabile in vaste aree europee ed asiatiche in in un continuum di princìpi e di valori anteriori all'epoca moderna, dei quali, peraltro, l'uomo contemporaneo non può fare a meno, senza votarsi all'autodistruzione.
Questa tribù sparsa in varie regioni del Nord America è una delle più valorose. Si pensi solo al fatto che, vincendo in battaglia, si limitava a toccare con la lancia l’avversario, lasciandolo in vita.
Ora, per un curioso destino, li lasciano morire, sconfitti dalla barbarie dell’economicismo e dell’indifferenza.
Salviamo il popolo dei bisonti, la sua civiltà e con essa la poesia dell’avventura e della libertà.
E’ grave dover constatare che queste nobili comunità di pellerossa siano ormai allo stremo delle forze e rischino l’estinzione.
Anche questa è una forma di genocidio, meno appariscente e violenta, ma sempre condannabile come quella dei tibetani e di altre minoranze etniche, che per diritto naturale avrebbero dovuto conservare i propri spazi, la propria autonomia, la propria identità.
In una nazione reputata civile baluardo delle libertà, nella quale anche il Dalai Lama ha trovato accoglienza amichevole e solidale, a dispetto delle relazioni diplomatiche con la Cina, è possibile che non si trovi un accordo per proteggere i legami con i nativi, parte integrante della storia di quel Paese?
La globalizzazione perpetra delitti esecrabili nei confronti di etnie indifese ed incapaci di sottomissione alla legge della mercificazione postindustriale, senza che si possa fare niente?
Io faccio quel che posso volentieri, dando una mano agli Amici degl’indiani d’america. Fatelo anche voi. Inviate una testimonianza di solidarietà.
Nel segno di una tradizione di coraggio e lealtà, di attaccamento alla terra e alla natura e all’umanità, caratteristica indelebile dei Lakota, ma rintracciabile in vaste aree europee ed asiatiche in in un continuum di princìpi e di valori anteriori all'epoca moderna, dei quali, peraltro, l'uomo contemporaneo non può fare a meno, senza votarsi all'autodistruzione.
Questa tribù sparsa in varie regioni del Nord America è una delle più valorose. Si pensi solo al fatto che, vincendo in battaglia, si limitava a toccare con la lancia l’avversario, lasciandolo in vita.
Ora, per un curioso destino, li lasciano morire, sconfitti dalla barbarie dell’economicismo e dell’indifferenza.
Salviamo il popolo dei bisonti, la sua civiltà e con essa la poesia dell’avventura e della libertà.
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