L'atmosfera di questo Natale era incantevole con l'albero più grande d'Europa al centro della piazza più celebre della capitale della Romania.
Molto deve fare, questo paese per crescere e scrollarsi il peso di un passato drammatico.
Ma le incertezze del cammino, faticoso e controverso, come capita spesso nella storia, alla fine di un'epoca e all'inizio di un'altra, non devono ricadere sulla popolazione, la quale cerca di avviare un'economia moderna, senza dimenticare le tradizioni contadine, che hanno costituito, insieme con la Chiesa, il collante dell'identità di un paese naturalmente europeo e latino, per il filo di continuità che tuttora sottilmente lo lega a Roma antica.
Ci auguriamo che le radici non vengano recise e che l'atmosfera che si comincia a respirare duri nel tempo e nel tempo si rafforzi.
Vorremmo una Romania europea e latina, un modello che nessuno degli stati, appartenenti alla vecchia comunità, ha saputo creare mentre dovrebbe costituire l'immagine più profonda e vera del continente.
Andiamo a leggere o rileggere Mircea Eliade, Eugene Jonesco ed anche Emile Cioran, i quali, con
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