Ci siamo talmente abituati al feuilleton sulla stampa, al cinema in letteratura che ai più riesce difficile sancire una differenza tra il buono ed il cattivo gusto, avendo ormai perso, con la perdita dell'educazione al bello, ogni approccio serio con l'estetica.
Si tratta di un male che affligge il vecchio continente e il nord America.
Quando vedete sfilare a Cannes registi volgari ed isterici come Moretti, che induce il pubblico a sgangherate risate plebee, tipiche del vecchio avanspettacolo, infarcite di psicanalisi d'accatto, buona per tutti gli usi (dalla sodomia alla blasfemia, dall'infamia alla descrizione di una realtà alterata ed improbabile), vi potete render conto di quanto in basso ci abbia portato la cosiddetta civiltà di massa, con cineasti che credono di avere in pugno la coscienza della gente e la possibilità di condizionarla stupidamente.
Non ci sono competenze e meriti, attrazione per la verità, modestia, se non umiltà, nel fare uso del mezzo cinematografico, per fotografare situazioni pre-ideologizzate, confezionate per dissacrare e distruggere, livellare le opinioni
al sub-umano,all' istintuale becero-centrismo.
Autori-imbonitori, che pensano di essere artisti solo perché manipolano, come creta, povere creature informi nella mente e nell'anima, beoti privi di spirito critico ed imbevuti di presunzione.
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